Segrete Ali Raccolsero

Missione segreta
sotto l’egida della Croce rossa

– di Giacomo De Ponti –


     Il duce trascorse un periodo di prigionia anche a La Maddalena. A Villa Weber egli giunse da Ponza, nel primo pomeriggio del 7 agosto, dopo una burrascosa traversata del Tirreno. Il 28 agosto Mussolini venne trasferito, su un idrovolante recante il contrassegno della Croce Rossa, da La Maddalena a Vigna di Valle, e da qui in auto fino ad Assergi, pochi chilometri dall’Aquila. Soltanto dopo verrà condotto a Campo Imperatore.

Così Renzo De Felice  inizia la ricostruzione delle vicende che videro Mussolini protagonista, più o meno consapevole, subito dopo il 25 luglio, ma non molti sanno che il protagonista “aereo” di quella vicenda è un aeroplano Cant Z 506 S “Airone” ed il suo equipaggio appartenenti al Soccorso Aereo.


La storia di quel volo e delle vicende che ruotarono intorno ad esso, è stata raccolta dal Gen. S.A. Giuseppe Pesce negli anni ’70, traendo dalle testimonianze dirette e dai molti documenti allora disponibili ed oggi ormai persi; (“Vigna di Valle. Da cantiere sperimentale a museo aeronautico”, Giuseppe Pesce, ed. SMA-Ufficio Storico, 1979).

Quella che segue è la trascrizione di quel racconto, arricchita, ove possibile, da altre evidenze successive. Il racconto, infine, chiarisce una volta per tutte la vera storia del “Jolly”, il famoso distintivo del “giullare strafottente” posto su di un Cant Z 506 che una diffusa credenza dice sia stato l’aeroplano particolare “del Duce”…

Durante il secondo conflitto mondiale, velivoli Cant Z 506 dipinti di bianco e con una vistosa croce rossa disegnata sui due lati della fusoliera effettuarono il servizio di soccorso in mare per il recupero degli equipaggi di velivoli abbattuti.

A volte il nemico non rispettò detti velivoli, anche se essi erano contrassegnati con i simboli della croce rossa internazionale, perché al servizio informazioni avversario risultava che in emergenza detti velivoli erano impiegati anche per altri scopi.

Una di queste missioni fuori regola fu quella che servì a trasportare Mussolini in cattività dalla base di La Maddalena a Vigna di Valle per essere successivamente trasferito alla prigionia sul Gran Sasso. La missione fu svolta in tutta segretezza per impedire ai Tedeschi, che erano intenzionati a liberare Mussolini, di venirne a conoscenza in tempo utile per intervenire; per questo motivo i dettagli di detto volo di trasporto speciale furono tenuti nascosti e restarono poco noti anche negli anni successivi.

La prigionia di Mussolini iniziò alle ore 17,20 di domenica, 25 luglio 1943, allorché, uscendo da Villa Savoia, ora Villa Ada, accompagnato dal Re Vittorio Emanuele III, egli fu avvicinato dal Capitano Raffaele Aversa (fucilato in seguito dai Tedeschi alle Fosse Ardeatine) e dal Capitano Paolo Vigneri, entrambi appartenenti all’Arma dei Carabinieri, e fu tratto in arresto in nome di Sua Maestà.
La prigionia di Mussolini durò complessivamente cinquantuno giorni ed ebbe come luoghi di detenzione l’isola di Ponza, l’isola della Maddalena e la località di Campo Imperatore sul Gran Sasso.
Le varie peregrinazioni furono sempre imposte dalla necessità di sottrarre il prigioniero alla possibilità di un intervento tedesco. In uno di questi spostamenti fu interessato l’idroscalo di Vigna di Valle, il cui personale seppe solo più tardi di essere stato coinvolto in un piano segreto di rilevante importanza politica.

Mussolini era giunto a La Maddalena l’8 agosto 1943, ma quasi nessun isolano si era accorto del suo arrivo, sia perché esso era avvenuto di primo mattino e sia perché la popolazione civile si era trasferita in luoghi più sicuri all’interno dell’isola. Villa Weber era un po’ fuori dell’abitato, circondata da un bel parco e da un alto muro di cinta.
Il Ten. Col. Boccalatte, Comandante di IDROAVIA SARDEGNA, si accorse della presenza di Mussolini solo alcuni giorni dopo quando, percorrendo la strada che costeggiava da una parte la villa e dall’altra il mare, vide il personaggio sul balcone mentre prendeva il sole e mentre era intento a fare esercizi ginnici.

Negli ultimi tempi la notizia era trapelata; inoltre, il sorvolo della villa da parte di velivoli tedeschi ed in particolare l’arrivo in porto di una motosilurante tedesca che si era ormeggiata proprio di fronte alla sede di IDROAVIA SARDEGNA, aveva sollevato il sospetto che i tedeschi, al corrente di tutto, stessero per compiere un colpo di mano.

Effettivamente Hitler aveva deciso di liberarlo dalla prigionia e pertanto aveva messo in moto i suoi reparti speciali per scoprire la prigione segreta in cui era tenuto segregato.
Nel frattempo il capo del Grande Reich aveva avuto un pensiero gentile per il suo grande amico e maestro: gli aveva inviato in dono, tramite i canali diplomatici, l’opera omnia di Nietzsche.

Il 18 agosto il dono suddetto, in tutta segretezza, era stato trasportato da Vigna di Valle a La Maddalena da un Cant. Z 506 del Centro Sperimentale Idrovolanti, pilotato dal Capitano Pilota Massimo Giovannoni.
Il giorno 19 agosto 1943 a Villa Weber Mussolini ricevette la visita dell’Ammiraglio Bruno Brivonesi che gli recò il famoso dono di Hitler, consistente in ben ventiquattro volumi con dedica autografa del Capo del Grande Reich. Nella stessa giornata l’ispettore Pòlito, incaricato di reperire una nuova prigione per Mussolini, questa volta ubicata in continente e non più nelle isole, dispose, attraverso gli opportuni canali, che un idrovolante con i simboli della croce rossa, fosse tenuto in allarme a La Maddalena. Il 27 agosto 1943, a sera inoltrata, il Tenente Colonnello Pilota Sebastiano Fisicaro, Comandante l’idroscalo di Vigna di Valle ed il Reparto Sperimentale Idrovolanti, fu convocato telefonicamente dal Capo di Gabinetto del Ministro dell’Aeronautica; l’arrivo al Palazzo dell’Aeronautica avvenne poco prima delle ore ventidue.
Il Capo di Gabinetto, senza spiegarne i motivi, chiese al Ten. Col. Fisicaro se il velivolo Cant Z 506C (Civile), attrezzato con salottino, e destinato a suo tempo al capo del S.I.M. (Servizio Informazioni Militari), cioè il famoso idro chiamato “Jolly”, era efficiente e pronto a partire per una missione segreta verso il Mediterraneo Occidentale.

L’immagine scattata nell’immediato dopoguerra mostra, in secondo piano, il Cant Z506C “Jolly” già del S.I.M. e transitato al Soccorso Aereo ed un Cant Z506B trasferito al Soccorso Aereo, a Vigna di Valle. Si nota la differenza nel profilo degli aeroplani, il 506C, più filante, non ha la stiva bombe del 506B, né la “gobba” dietro la finestratura dell’abitacolo; in fusoliera, sotto il quarto finestrino dalla coda, si intravede il distintivo del “Jolly”.

Alla risposta affermativa del Comandante del 2° Reparto Sperimentale il Capo di Gabinetto ordinò di fare il pieno di benzina, di tenere pronto l’equipaggio e di attendere ordini; la missione sarebbe dovuto essere svolta all’alba del giorno avanti e doveva essere coperta dal massimo segreto. L’ordine preciso e dettagliato all’equipaggio sarebbe stato impartito durante la notte o comunque prima dell’alba.
Il Ten. Col. Fisicaro rientrò a Vigna di Valle ed impartì gli ordini per l’approntamento del velivolo e dell’equipaggio; tuttavia, mentre si stavano svolgendo le suddette operazioni, una nuova telefonata dal Gabinetto del Ministro modificò tutto il programma. La missione era annullata; all’alba sarebbe giunto a Vigna di Valle un Cant Z 506 del Soccorso Aereo con a bordo Benito Mussolini.
Il Ten. Col. Fisicaro avrebbe dovuto comunicare a La Maddalena la rotta di sicurezza che il Cant Z 506 avrebbe dovuto seguire ed ogni notizia utile per agevolare la traversata del Tirreno in sicurezza.
Mentre si verificavano questi fatti, a La Maddalena l’Ammiraglio Bruno Brivonesi, Comandante Militare Marittimo della Sardegna (MARISARDEGNA), ordinò per telefono al Ten. Col. PiI. Augusto Boccalatte, Comandante l’Aviazione della Marina della Sardegna (IDROAVIA SARDEGNA), di predisporre il velivolo di idrosoccorso, in servizio di allarme ed attraccato ad un gavitello nel porto di La Maddalena, per il trasporto di una personalità dall’isola al continente; la telefonata fu breve, concisa, senza ulteriori spiegazioni ed effettuata con un sottofondo di nervosismo.
A quell’epoca tutte le squadriglie di idrosoccorso erano incorporate nell’Aviazione Ausiliaria della Marina che disponeva di sei Comandi di Aviazione: Alto Tirreno, Alto Adriatico, Basso Tirreno, Sardegna, Jonio e Basso Adriatico, Grecia.
Dal Comando di Aviazione della Sardegna dipendevano: la 135ª Squadriglia ubicata a Porto Vecchio (Ajaccio), con una Sezione distaccata a La Maddalena ed armata con velivoli Cant. Z.506 ed R.S.14; la l48ª Squadriglia dislocata ad Ajaccio e con una Sezione a Porto Vecchio, la 287ª Squadriglia dislocata a Porto Conte (Alghero).

Cant Z.506 in Sardegna 

Il Ten. Col. Boccalatte si recò dall’Ammiraglio Brivonesi nella tarda serata e, ricevuto l’ordine di missione, tornò al proprio comando per impartire le opportune disposizioni all’equipaggio pianificato per il servizio di soccorso aereo a partire dall’alba del giorno successivo; il nome del personaggio da trasportare rimase al momento sconosciuto agli interessati al trasporto.
L’equipaggio del 506 era composto da due piloti, un motorista ed un marconista; capo equipaggio era il Tenente Pilota di Complemento Oreste Piantanida, nativo di Varese.

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Il Ten. Oreste Piantanida sul suo Airone

Fino allora il trasporto di Mussolini era stato assicurato dalla R. Marina a mezzo di unità navali; la decisione di utilizzare un velivolo, anziché un mezzo navale, era stata presa in considerazione del fatto che nel porto di La Maddalena era all’ancora una motosilurante tedesca, e del fatto che si era sparsa la notizia di un tentativo di colpo di mano da parte dei tedeschi per liberare Mussolini.
Il programma iniziale, che prevedeva l’impiego del velivolo Cant. Z.506 denominato “Jolly” di sede a Vigna di Valle ed a disposizione del capo del S.I.M., era stato modificato perché l’arrivo a La Maddalena di un velivolo dal continente avrebbe potuto attrarre l’attenzione dei tedeschi. Partendo invece all’alba con il velivolo del soccorso aereo normalmente alla fonda nel porto di La Maddalena non si sarebbero sollevati sospetti di sorta.
Nella stessa serata del 27 agosto il Tenente dei Carabinieri Faloia, responsabile della custodia di Mussolini, ricevette dall’Ammiraglio Brivonesi l’ordine di preparare la partenza di Mussolini con l’idro del soccorso aereo.

La destinazione finale del prigioniero era ancora conosciuta agli interessati al trasferimento, ma a Roma, all’ultimo momento, era stato deciso dal Generale Badoglio che la successiva prigione sarebbe stata ubicata in una costruzione a Campo Imperatore, sul Gran Sasso.

Mentre a La Maddalena venivano ultimati i preparativi per la partenza, un funzionario di polizia si prodigava per liberare da villeggianti una villetta del Gran Sasso; si trattava di uno chalet distante una centinaio di metri dalla stazione di partenza della funivia per Campo Imperatore.

A Vigna di Valle il Ten. Col. Fisicaro era seriamente preoccupato, in quanto sull’idroscalo era dislocato un reparto aereo tedesco di idrovolanti per il soccorso aereo, che aveva organizzato officine e linea dei velivoli al lato Sud dell’idroscalo, verso Anguillara.

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Cant Z 506B della 147ª Sq. R.M.L e, in secondo piano, un Dornier Do 24 T del Soccorso Aereo Tedesco a Vigna di Valle

Detto reparto di idrovolanti era giunto a Vigna di Valle l’estate prima, provenendo da Siracusa, ed era comandato dal Capitano Von Vògel, viennese di nascita; egli aveva confidato molto spesso al Ten. Col. Fisicaro di essere stanco della guerra e del regime politico imperante. Aggregati al suddetto reparto vi erano altri Ufficiali tedeschi, fra cui un Tenente Colonnello, di parere diverso da quello del Capitano Von Vògel. Alla mensa ufficiali, italiani e tedeschi sedevano agli stessi tavoli e quindi si scambiavano spesso opinioni; in queste occasioni alcuni ufficiali tedeschi avevano dimostrato molto interesse per la liberazione di Mussolini.

Era quindi necessario porre la massima attenzione per non sollevare sospetti, pena il fallimento di tutta l’operazione. A notte inoltrata giunse all’idroscalo una autoambulanza con a bordo l’Ispettore di Polizia Giuseppe Gueli, ex Questore di Trieste, che aveva appena sostituito Pòlito deceduto per incidente stradale, ed alcuni agenti di polizia. Il Comandante dell’idroscalo e l’ispettore di Polizia concertarono insieme un piano per fare uscire Mussolini dall’aeroporto senza attirare l’attenzione dei tedeschi.

L’ambulanza e le macchine con targa civile furono nascoste dentro l’aviorimessa ubicata nel settore nord dell’idroscalo, quella “Badoni” (ora utilizzata dal Museo Storico), per sottrarle alla vista dei curiosi.
Sfortunatamente quella notte, nei pressi del pontile di attracco dei motoscafi, vi era un idrovolante trimotore tedesco bisognoso di riparazioni. All’interno del velivolo vi era un sottufficiale tedesco di guardia il quale, avendo sentito un po’ di tramestio, si era affacciato dallo sportello dell’idrovolante per rendersi conto di quanto stava accadendo.

Il sottufficiale, che conosceva alcune parole di italiano, in precedenza era stato avvicinato altre volte dal Ten. Col. Fisicaro per conversazioni di carattere generico. Quando lo vide affacciarsi all’apertura dello sportello dell’idrovolante, il Ten. Col. Fisicaro lo avvicinò ed iniziò con lui una conversazione su argomenti futili; alla fine gli regalò una bottiglia di liquore e gli augurò la buona notte.
Il sottufficiale ringraziò sentitamente e si ritirò; a bere prima ed a dormire poi, nel suo aereo; al mattino successivo, dovendo smaltire l’eccessiva libagione, egli si svegliò a giorno fatto, quando tutto era finito da un pezzo, senza accorgersi di nulla.

Alle quattro del mattino del 28 agosto 1943 Mussolini lasciò villa Weber e diresse verso il porto ove il Cant Z 506, con i motori riscaldati e l’equipaggio a bordo, stava attendendo di decollare.
Quando il motoscafo con a bordo Mussolini attraccò alla scaletta di salita sul Cant Z 506, il capo equipaggio si affacciò, come d’uso, al vano dello sportello di accesso per accogliere i passeggeri e sistemarli a bordo. Il primo a salire fu il Tenente Faiola, a cui fece seguito una persona in borghese, con il cappello calato sulla fronte ed il bavero alzato.
Mentre stava mettendo il piede sul primo scalino della scaletta, il personaggio si rivolse al 1° Aviere motoscafista e gli disse: “Stai attento a quel pacco; ci sono tutti i miei averi”.
Si trattava di un pacco avvolto in carta di giornale e contenente gli effetti personali del prigioniero. Così apostrofato, il 1° Aviere rispose: “Ma è logico che io stia attento!”; al che Mussolini ribattè: “La logica non è degli uomini!”.

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Preparativi per la partenza

Il tenente Piantanida si accorse di essere in presenza di Mussolini solo quando questi mise piede nell’aereo; allora egli accennò ad un saluto militare non nascondendo il suo imbarazzo.
Mussolini guardò il Tenente con occhi stanchi e spenti e disse: “Grazie Tenente, questa purtroppo è una brutta situazione; lei è un militare e pertanto faccia il suo dovere”. Oltre al Tenente Faiola, salì a bordo anche il Maresciallo CC. Antichi.
Le operazioni di messa in moto del Cant Z 506 e del flottaggio andarono un po’ per le lunghe per cui il decollo avvenne alle cinque e cinquanta.
Il volo fu molto tranquillo; il tempo era splendido ed il mare calmo; il prigioniero trovò posto a sedere in fusoliera e si assopì. La traversata del Tirreno avvenne a bassissima quota per impedire l’avvistamento da parte di eventuali caccia nemici (1).

cz506tirrenoGiunto in costa, all’altezza di Furbara, il Ten. Piantanida fece quota per poter superare i rilievi collinari e per essere meglio identificato dall’artiglieria contraerea e non essere abbattuto.
Alle 7 e 20 l’idrovolante si presentò nel cielo di Vigna di Valle a circa 1.500 metri di quota.
Il Ten. Col. Fisicaro era seriamente preoccupato sia per il ritardo dell’arrivo, a giorno fatto, quando già tutto l’idroscalo era in attività, e sia perché il Cant, Z.506 scendeva lentamente di quota spiralando nel cielo del lago e richiamando l’attenzione di tutti, compresa quella dei tedeschi. Non restava altro da fare che ricorrere ad uno stratagemma; fare suonare l’allarme aereo con le sirene ed ordinare a tutti di correre nei rifugi.
Questo fu fatto e fu pure ordinato ad alcune mitragliere contraeree di sparare in aria per convincere tutti a rimanere rintanati nei rifugi. L’idrovolante ammarò regolarmente e flottò fino nei pressi dello scivolo ubicato di fronte all’aviorimessa lato nord.
A quell’ora l’automezzo che portava al lavoro il personale residente a Bracciano stava entrando in aeroporto; erano le ore otto e coloro i quali erano saliti sull’automezzo al capo-linea, da circa mezz’ora avevano notato il nostro Cant Z 506 volteggiare nel cielo del lago e quindi ammarare. All’ingresso dell’aeroporto il personale fu avvertito che si era in allarme aereo e che tutti si dovevano recare ai rifugi. Il Maresciallo Montatore Veutra Giuseppe del 2° Centro Sperimentale era appena sceso dall’automezzo quando sentì l’altoparlante chiamare il personale del reparto sperimentale con relativo ordine di recarsi immediatamente allo scivolo della linea di volo. Il Maresciallo ed alcuni altri attraversarono l’idroscalo deserto, in quanto il resto del personale si trovava nei rifugi, e si recarono allo scivolo ove un Cant Z 506 del servizio di soccorso, con una vistosa croce rossa dipinta sui fianchi, stava per attraccare. In acqua si trovavano già gli “scivolinisti” con le loro tute impermeabili gialle che, immersi fino alla cintola, stavano agganciando la scaletta all’idrovolante posando l’estremità inferiore sulla banchina. Nessuno aveva idea perché fosse giunto quel velivolo; tutti però avevano notato la presenza di due autovetture ed una autoambulanza non appartenenti all’aeroporto. Il Comandante dell’aeroporto e l’Ufficiale di Picchetto erano presenti.
Dopo l’apertura dello sportello del velivolo, apparvero nel vano di accesso due persone vestite in borghese ed una terza persona vestita con un cappotto scuro, con bavero rialzato e con un cappello a cencio calato sulla fronte. Il Maresciallo Veutra riconobbe in quella terza persona Mussolini e lo stette a guardare fissamente.
Il prigioniero, prima di scendere la scaletta si guardò intorno e disse nel silenzio generale: “Dove sono le mie camicie nere?
Mussolini scese dal velivolo e diresse verso l’aviorimessa; appariva stanco ed assonnato, con la barba lunga e gli occhi infossati e di umore assai depresso; egli fu avviato rapidamente all’ambulanza per farlo proseguire, per via ordinaria, al Gran Sasso. Quando vide l’ambulanza Mussolini protestò: “Sempre ambulanze!”. Era destino che tutto il suo trasferimento avvenisse sotto la protezione della Croce Rossa.
All’arrivo di Mussolini assistettero alcuni avieri e la voce della sua presenza a Vigna di Valle si sparse rapidamente. Mussolini fu caricato sull’ambulanza a bordo della quale presero posto anche il Ten. Faiola, il M.llo Antichi e due Carabinieri; su di una 1100 civile prese posto l’Ispettore Gueli; alcuni agenti di Polizia presero posto su di una seconda autovettura. I tre automezzi uscirono rapidamente dall’idroscalo di Vigna di Valle, senza insospettire i Tedeschi presenti sull’Aeroporto, e diressero, lungo la via braccianese, verso la Cassia.
La partenza affrettata vanificò un tentativo di liberazione di Mussolini ad opera di un Capitano della divisione Ariete il cui reparto era accampato nei pressi del lago di Bracciano.
Avuta notizia dell’arrivo di Mussolini, il Cap. Giancarlo Zuccaro radunò un gruppo di soldati alle sue dipendenze e si presentò all’idroscalo di Vigna di Valle ove giunse con qualche ora di ritardo rispetto alla partenza dell’autocolonna per il Gran Sasso. sportelloEgli manifestò l’idea di porsi all’inseguimento di Mussolini, ma fu dissuaso da alcuni Ufficiali dell’idroscalo i quali fecero intendere al Capitano che il personaggio sbarcato dal 506 non era Mussolini ma un alto funzionario del Governo, costretto a viaggiare in incognito per ragioni di Stato.
L’avventura vissuta da Vigna di Valle si concluse così senza dare esca ad un fatto di rilevanza storica; essa non si trasformò in un colpo di mano alla “Skorzeny” solo perché gli occasionali attori e spettatori ubbidirono agli ordini ricevuti e, dopo tutto, non vollero immischiarsi in fatti più grandi di loro.
cz506jollyQuesto lembo di storia che ha visto attori uomini e mezzi appartenenti alle radici del 15° Stormo SAR, ci offre l’opportunità di raccontare la vicenda del Cant Z 506 con il distintivo del “Jolly”, altro emblema caro agli uomini del Soccorso Aereo.

Nel 1940 il Cant Z 506 fu scelto come velivolo personale da molte autorità militari e civili; il Generale Mario Roatta, Capo del Servizio Informazioni Militari (S.I.M.), ebbe a disposizione un esemplare di 506 in configurazione civile, il 506 C, il quale differiva dalla versione militare 506 B (Bombardiere) per non avere il vano bombe, bensì una configurazione a salottini ed una linea più filante. Questo velivolo era chiamato comunemente “Jolly” perché all’interno dello sportello di accesso era stato dipinta la carta da gioco con un giullare in atteggiamento strafottente. Purtroppo non sono noti i motivi che hanno ispirato lo sconosciuto autore del disegno, ma bisogna ricordare che in quel periodo non erano infrequenti vignette rappresentanti il “gesto dell’ombrello” rivolto all’indirizzo dell’Inghilterra. Poco prima dell’8 settembre 1945 il Cant Z 506 “Jolly” fu inviato da Vigna di Valle a Cattaro da dove, al momento dell’armistizio, proseguì per la Puglia per prendere parte alla guerra di liberazione.

Nel dopoguerra il “Jolly” servì nel Soccorso Aereo con l’84° Gruppo, diventando il velivolo “personale” del Comandante del Gruppo, secondo una versione consolidatasi nel tempo ma che non si è potuto confrontare con testimonianze.  Il “Jolly” fu successivamente demolito a Vigna di Valle e lo sportello di accesso fu trovato e conservato dal T.Col. Franco Papò, artefice della creazione, nel 1967, degli Aerosoccorritori e del Centro di Sopravvivenza ed Aerosoccorso di Furbara.

Il “Jolly” è stato quindi ripreso in forma originale come distintivo del Reparto, per specificare che gli Aerosoccorritori sono pronti a tutto per salvare vite umane, e sono molto lontani dall’essere politicamente schierati.

 


Testi consultati e fonti

 

“La Regia Aeronautica 1939 – 1943”, Nino Arena, Ed. SMA-USSMA, ed. 1981

“Mussolini l’alleato. La guerra civile 1943-1945”, Renzo De Felice, ed. Einaudi, 2008

“Vigna di Valle. Da cantiere sperimentale a museo aeronautico”, Giuseppe Pesce, ed. SMA-Ufficio Storico, 1979

“L’aeroporto di Vigna di Valle. Cento anni di storia 1908-2008”, Ovidio ferrante, ed. Rivista Aeronautica, 2008

Scritti e pensieri raccolti da Giacomo De Ponti (Generale di Brigata Aerea, già appartenente al 15° Stormo – 85° Gruppo, dal 14 aprile 1982 al 29 giugno 1992) nel mese di novembre 2008, per il 15° Stormo e l’associazione “Gente del Quindicesimo”.

Una copia è stata depositata presso l’USSMA, documentazione relativa al 15° Stormo.


CONTRIBUTI VIDEO


 

 

 

 

 

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