Il 18 agosto ci siamo ritrovati al Verano per la consueta cerimonia di ricordo del sacrificio di Francesco Asti. Verrebbe da dire che eravamo i soliti 4 gatti, ma non è vero.
Non è vero perché quest’anno eravamo di meno. Incombeva su di noi la mancanza di Gino Fischione.
Che io ricordi Gino, con la sua signora, era una delle certezze dell’incontro del 18 agosto.
L’anno scorso, dopo la celebrazione, avevamo pranzato insieme con le rispettive consorti e con Gigino Ricciardi, poi, a distanza di qualche settimana, la disgrazia a causa della quale lo abbiamo perso, insieme all’amico Paolo Caruso.
Al termine del rito religioso Bruno Romanini ha ricordato Francesco, suo collega di Corso, insieme a quanti ci hanno lasciato a causa di incidenti di volo in seno al ricostituito 15° Stormo.
È una lunga schiera che parte dal primo caduto, il Cap. Natale perito per un incidente nel lago di Bracciano, per giungere all’ultimo, Alessandro Musacchio, venuto a mancare nel corso di una missione di volo sull’aeroporto di Pisignano, sede dello Stormo.
Bruno Romanini, nel ricordare Francesco Asti, ha informato che qualche giorno prima si era finalmente conclusa una vicenda che l’Associazione inseguiva da anni. Oltre ad aver ricevuto un riconoscimento dall’Armée del’Air (Asti perì nel corso di un incidente di volo mentre si apprestava ad ammarare, di notte, nei pressi di un sommergibile francese per prestare soccorso ad uno dei suoi marinai) a Francesco era stata conferita anche una Medaglia d’Argento al Valor Aeronautico.
Medaglia della quale però si erano perse le tracce e che non era mai stata consegnata ai congiunti.
Grazie all’interessamento dell’Associazione ed all’indispensabile aiuto del Capo Corso del Nibbio III, il Gen. S.A. Maurizio Lodovisi, sono stati riprodotti gli originali, sia del diploma contenente la motivazione, sia della medaglia stessa, che sono stati consegnati alla vedova ed al fratello di Francesco in una breve cerimonia presieduta proprio dal Gen. Lodovisi.
Ma, la lista degli amici scomparsi nel corso dell’ultimo anno non è breve. A Gino Fischione e Paolo Caruso si erano già aggiunte due anziane colonne (nel vero senso della parola) dello Stormo, Mario Russo (indimenticabile “spalla” del mitico Totonno) a Roma e Dante Stifanelli (che oltre ad essere stato una delle colonne portanti dell’84° va ricordato anche quale socio fondatore della nostra Associazione) a Galatone (LE), poi Michele Vimercati, deceduto, non più in servizio, a causa di un incidente di volo in Norvegia, ed il 15 agosto ci ha lasciato, in un tragico incidente stradale, Daniele Lelli, giovane pilota in servizio al 31° Stormo, ma proveniente dal 15° e dalla sua Associazione. A ciò va aggiunta la dipartita di Romano Nodari che, mantenendo nascosta la notizia per sua espressa volontà, ci aveva invece lasciato a metà del mese di luglio.
A Romano Nodari va dedicata una pagina particolare dei nostri ricordi. Romano era stato giornalista della RAI ed era specializzato nell’area aeronautica. Per molti anni aveva operato direttamente da Fiumicino, poi aveva lasciato quella sede e francamente non so se avesse un ufficio, penso che operasse come “battitore libero”. Mi raccontava di aver volato su più di 200 fra velivoli, elicotteri, mongolfiere e quanto si sollevasse dal suolo; l’unico che gli mancava era il dirigibile, per il quale aveva perso le occasioni propizie quando quello della Good Year volava nei cieli di Roma. Aveva fatto due o forse tre giri del mondo in un senso e nell’altro, partecipato a non meno di due crociere dell’Accademia Aeronautica e volato con il 15° per centinaia e centinaia di ore di volo in Patria ed all’estero; aveva partecipato anche alle ricerche della Tito Campanella a largo delle coste del Marocco.
Nell’immagine a seguire è il primo a sinistra con l’equipaggio ed il personale delle PPTT per il volo postale CIA-RIM-BRD-TRP-CIA in occasione del cinquantenario dello Stormo.
Sue le immagini, che credo tutti abbiano visto, del mare di Ustica con i resti del DC9 Itavia. Immagini delle quali non era certamente orgoglioso, mentre lo era di quelle dell’arrivo a Ciampino di Tommaso Buscetta, un vero e proprio scoop giornalistico.
Romano Nodari con i video ed Alfredo Passarelli con la penna (scriveva per il quotidiano IL TEMPO) sono stati fondamentali con la loro massiccia documentazione in video e sulla carta stampata ed hanno contribuito a rendere famoso il 15° Stormo.
I più anziani di noi non possono non ricordare le numerose riprese televisive “di Romano Nodari” che si potevano osservare nei più importanti TG RAI degli anni ’80 o la firma di Alfredo Passarelli in calce ad importanti articoli di giornale
Ma credo che noi del 15° si debba dire immensamente grazie a Romano Nodari per la più affermata delle sue opere, che persino i giovani assegnati allo Stormo non possono non conoscere.
Romano Nodari è stato, infatti, il “creatore” del Nec In Somno Quies. Fu sua l’idea di realizzare, in occasione delle celebrazioni del cinquantenario dello Stormo, di un Numero Unico che fosse diverso da quanti fino ad allora realizzati in ambito aeronautico.
Il nostro Numero Unico non doveva essere la sterile elencazione di dati numerici, ore di volo, Comandanti che si erano succeduti, ma una cronologia delle tappe importanti della Storia dello Stormo, partendo dalla fondazione nel 1931, impreziosita da avvenimenti di vita aeronautica raccontati direttamente dai protagonisti.
Il Nec In Somno Quies non fu il classico ricordo che viene donato ai radunisti per essere sfogliato per osservare le immagini e poi conservato nella libreria di casa, il Nec In Somno Quies fu letto, prima di essere riposto, perché “si faceva leggere” con i suoi racconti avvincenti. La validità dello scritto fu riconosciuta nel campo degli scrittori aeronautici, tant’è che il libro fu oggetto di una speciale menzione nel corso della manifestazione letteraria “Premio Acqui Storia” ad Acqui Terme, ma la dimostrazione maggiore della bontà dell’idea è testimoniata dalla successiva realizzazione dei volumi II, III e IV del nostro NISQ.
Grazie Romano. E visto che non ci hai concesso di gridare al cielo il nostro Mammajut per te consentimi di dedicartelo ora:
“Mammajut”