NOI FUMMO I PRIMI

di Mario Sorino


Dedico questo mio scritto ad un manipolo di coraggiosi ragazzi, piloti e specialisti, che ebbero la fortuna e l’ardimento di buttarsi a capofitto in una meravigliosa avventura che stava per nascere. Uno di questi ragazzi ora comanda lo Stormo e gli altri si sono fatti valere in ogni dove.

Bravi!!!

Nello sfogliare il numero di ottobre del 2012 del mensile dell’AAA “Aeronautica” mi è capitato di leggere la notizia che una cellula di Eurofighter del 4° e del 36° Stormo, con piloti anche del 37°, ha concluso il ciclo addestrativo presso le strutture del poligono di Guerra Elettronica MAEWTF (Multinational Aircrew Electronic Warfare Tactics Facility) “Polygone”, ubicato nei pressi della base aerea di Ramstein.

La memoria è andata subito al lontano 1996. A settembre dell’anno precedente avevo assunto il Comando del 15° Stormo. Lo avevo lasciato con gli elicotteri dipinti di bianco, giallo e rosso e li ritrovavo dipinti di grigio scuro; coesistevano le due differenti versioni, una chiamata codice Alfa e l’altra codice Bravo. Si era ormai consolidata quella nuova specialità che aveva iniziato a nascere nello Stormo quando ero ancora pilota di Reparto:

La sorpresa più piacevole fu quella di trovare la classe emergente dei piloti molto motivata e preparata sulla nuova specialità. Volare di notte con i visori notturni, i famosi NVG (Night Vision Goggles), era diventata prassi quotidiana, mentre io li avevo usati solo una volta, e per giunta da passeggero, durante una missione di valutazione di un modello di NVG svolta insieme a Gianfranco Trinca. Le attività erano molteplici e si susseguivano con continuità; andammo anche a Brindisi per un incontro con gli americani dal quale scaturirono ottime informazioni sulle tecniche e tattiche da adottare nel corso delle missioni Combat SAR.

All’85° Gruppo, nel corso del briefing mattutino, alle consuete informazioni meteo, della navigazione e tecniche era stata aggiunta anche la trattazione delle minacce, costituite da radar di scoperta e missili.

Lo Stato Maggiore dell’Aeronautica aveva la necessità di produrre i manuali delle tecniche evasive dell’HH3F ed assegnò il compito agli esperti del settore: ossia allo Stormo stesso. Se ne fece carico l’85° Gruppo, Fabio Bernardini e Domenico Fanelli, detto Mimmo, furono incaricati di seguire lo sviluppo del progetto e devo dire che si diedero molto da fare, ma il compito era decisamente arduo.  Per indicare quali fossero le possibili minacce era sufficiente riportare i dati forniti dallo Stato Maggiore, ma indicare quali fossero le tattiche e le manovre idonee per sfuggire all’aggressione era pura teoria; nessuno, per fortuna, aveva mai sperimentato dal vero tali circostanze. Era quindi evidente che il compito assegnato non poteva essere portato a termine. Per completarlo era indispensabile effettuare una serie di voli sull’unico poligono di guerra elettronica allora conosciuto, Polygone in Germania, dove si poteva sperimentare il volo sottoposto a minaccia e l’adozione, con l’uso delle chaffs e delle flares, delle manovre idonee per sfuggire all’aggressione. Per fortuna il responsabile del settore elicotteri presso il 3° Reparto dello Stato Maggiore era Giacomo De Ponti, certamente un amico dello Stormo, quindi esortai Bernardini e Fanelli a comporre il documento richiesto in tutte le parti che lo Stormo era ingrado di compilare, lasciando in bianco le pagine che non eravamo in grado di riempire perché non avevamo i dati necessari per farlo.

Nel frattempo riferii a Giacomo che lo Stormo avrebbe provveduto ad inviare il documento richiesto, compilato nelle parti che eravamo stati in grado di studiare. Per completare il lavoro con la compilazione delle zone lasciate in bianco era necessario inviare a Polygone elicotteri ed equipaggi per effettuare il necessario numero di missioni di volo presso tale struttura.

La risposta dello Stato Maggiore non si fece attendere. Lo Stormo fu autorizzato a pianificare ed effettuare due settimane di voli addestrativi nel poligono tedesco di Polygone con due HH3F e quattro equipaggi. Decisi quindi di inviare un equipaggio per l’85° Gruppo ed uno per  ciascuno dei tre Centri. Gli equipaggi avrebbero trascorso, a coppie di due, una settimana presso il poligono e mi inimicai buona parte degli Ufficiali Superiori perché imposi che solo i Capi Missione avessero il grado di Maggiore, mentre gli altri piloti non potevano avere grado superiore a quello di Capitano. Volevo evitare che lo Stormo perdesse in pochi anni chi aveva avuto la possibilità di maturare tale importantissima esperienza addestrativa.

Il risultato di quella meravigliosa ed unica esperienza fu che il Manuale richiesto dallo Stato Maggiore fu presto compilato ed i piloti che ebbero la fortuna di volare quelle missioni addestrative rimasero allo Stormo per non meno di 10 anni, trasferendo ai giovani quanto avevano avuto modo di imparare.

Noi fummo non solo i primi italiani ad andare a Polygone, ma fummo persino i primi che volarono in quel poligono con gli elicotteri, nemmeno i tedeschi, che avevano il poligono in casa, avevano portato i loro elicotteri per svolgere quei voli.

Conservo ancora la testa di un missile inerte che i ragazzi avevano recuperato nel poligono e che vollero donarmi, al termine del mio periodo di comando, in ricordo di quell’avventura.

 

 

 

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