di Gian Mario Generosi –
Cervia 6 gennaio 2016 –
Piove a dirotto la mattina del 6 gennaio 2016 mentre in macchina, assieme a mia moglie e mio figlio, sto andando all’aeroporto di Pisignano di Cervia per partecipare ad una manifestazione che il 15° Stormo organizza in questa data. Sono particolarmente silenzioso ed un po’ triste e mia moglie che mi conosce ormai da più di 45 anni, senza parlare, avvicina la sua mano alla mia e mi accarezza, riesce a capire da uno sguardo cosa sto pensando. Mi guarda e disegna sul suo volto una specie di sorriso e sempre in silenzio mi stringe forte la mano. Ma, prima di proseguire, è opportuno che vi faccia comprendere cosa sta succedendo e per questo riporto quasi integralmente un articoletto scritto dal buon Mario Sorino, mio caro amico ed in quella occasione ottimo secondo pilota.
“Sono d’allarme con Gian Mario Generosi. È ormai un’abitudine montare d’allarme con Gian Mario come Capo Equipaggio. Quando si crea un certo feeling fa piacere condividere le 24 ore di servizio con un amico. L’unico handicap è che mi tocca portare sempre al seguito una borsa d’allarme di dimensioni elefantiache, visto che Gian Mario la sua non la porta affatto. È comunque qualcosa che si può sopportare, pur di condividere le lunghe ore di servizio in piacevole compagnia. É mattina presto, abbiamo trascorso una notte di servizio (si monta d’allarme alle 21.00) riposando tranquillamente.
Suona la sirena dell’allarme. Ci precipitiamo in Sala Operativa per le informazioni: “un velivolo civile, in navigazione nell’aerovia Ambra 14, ha percepito un segnale d’allarme sulla frequenza di emergenza VHF 121.5”. Partiamo per una ricerca elettronica. La zona assegnata è naturalmente senza confini ben delimitati, visto che né il velivolo civile, né il Sottocentro di coordinamento e soccorso (RSC) di Ciampino hanno potuto individuare il punto di provenienza del segnale. Si sa solo che il segnale d’allarme c’è. Dopo due lunghe ricerche, quasi al tramonto….all’improvviso un razzo rosso esplode nel cielo alla mia destra e contemporaneamente l’ago dell’homing si apre nella stessa direzione.
“È sotto di noi. – dice Gian Mario – Ce l’ho io!” e prende i comandi impostando una virata a destra in discesa. Adesso lo vedo anche io: è un battello di salvataggio di forma ottagonale, con tanto di tenda che lo copre. Rapidamente viene buttata a mare una fumata, per stabilire con precisione la direzione di provenienza del vento, e si imposta l’ammaraggio. Ci manteniamo ad una certa distanza dal battello per paura di ribaltarlo con la forza del vento del rotore. Gino Petrucci è già pronto e si fionda in acqua. Non ci vuole molto per portare i due malcapitati a bordo. Sono provati. Ormai è quasi buio. Tenendo sotto controllo il battello decolliamo e puntiamo decisamente verso casa. Quando arriviamo a Ciampino è buio pesto. I naufraghi hanno raccontato che durante la notte precedente qualcosa aveva colpito la loro barca a vela creando una falla che in poco tempo li aveva costretti a mettere in acqua il battello di salvataggio, dotato di una radio d’emergenza, ed abbandonare l’imbarcazione.
La giornata dei due naufraghi, iniziata decisamente male, si conclude con la massima assistenza da parte dell’Aeronautica Militare. Infatti dopo il recupero dal mare da parte di un HH3F i due possono usufruire di un immediato trasferimento a Milano, approfittando di un passaggio su un DC9 dei “cugini” del 31° Stormo già pianificato per un volo verso la capitale lombarda. “
Dirà poi Sebastiano Morassutti, uno dei due naufraghi recuperati:
“Dopo esserci salutati in quella sera del 5 Giugno 1982 nella vostra sala operativa nell’aeroporto di Ciampino ci siamo imbarcati su un DC9 del 31° Stormo ed abbiamo fatto un ottimo viaggio fino a Milano, dopo essere passati da Napoli a prendere la famiglia della bambina che attendeva un trapianto di organo e che doveva essere portata d’urgenza a Milano. Arrivati all’aeroporto di Linate abbiamo trovato una ambulanza per bambina e famiglia e una vettura dei Carabinieri che ci ha gentilmente portato a casa dei miei genitori. Due, tre settimane dopo, una sera, squilla il telefono, rispondo e la persona che chiama si presenta dicendomi “buona sera, sono il Comandante della Capitaneria di Porto di Augusta e lei non ha idea di quanto io sia contento di sentire la sua voce”.
Dopo averlo ringraziato della cortesia e avere scambiato qualche parola, il Comandante mi spiega i fatti.
La nave inglese “La Cumbre” (Nominativo Internazionale GVOE) mentre navigava verso Augusta aveva avvistato 4-5 giorni prima la nostra zattera; una volta recuperata hanno avvertito Roma Radio del ritrovamento, ma nessuno ha detto al Capitano Melvin Neil Baddeley che gli occupanti erano già stati salvati. Arrivati ad Augusta il Capitano ha portato la zattera e tutto il suo contenuto in Capitaneria di Porto dove, con l’aiuto del Comandante e dei suoi uomini hanno trovato i nostri documenti, il diario di bordo e la mia agenda, che è stata utile per contattarmi. Sono così andato ad Augusta nei primi giorni di Giugno e, grazie alla serietà, onestà e professionalità di tutta la gente di mare che, volente o nolente, si è trovata coinvolta in questa nostra avventura, ho avuto la possibilità di recuperare la zattera (che ho tutt’ora in ufficio e che qualche anno fa ho gonfiato manualmente per mostrarla ai miei figli) e tutto – ma proprio tutto – quanto era rimasto a bordo della zattera.
Ecco i precedenti, risalgono al giugno del 1982, una vita fa, è successo di tutto da quei giorni ed ora sto andando in aeroporto ad incontrare, dopo quasi 34 anni, uno dei naufraghi recuperati in quella occasione! Non è un fatto che capiti tutti i giorni e non può lasciare indifferenti! Ma questo episodio fa parte della mia …precedente vita, appartiene alla mia gioventù, ora sono solo un pensionato grassoccio e pelato e mi sento sempre più vecchio e spesso inutile, per questo sono triste.
D’altra parte la vita è fatta di giorni che non significano niente e di momenti che significano tutto e quello che sto per vivere sembra essere uno di quelli. Vicino al comando 15° stormo è esposto come ricordo un HH3F, il numero 20 e vedendolo mi torna alla mente che sono stato proprio io a fare il primo volo di collaudo a quell’elicottero ed a portarlo poi a Ciampino. Ho volato con quella macchina centinaia di volte ed ora vederlo come un pezzo da museo mi fa sentire terribilmente vecchio.
Il Comandante del 15° Stormo, Col. Giuseppe Massimetti mi riceve con grande cordialità e simpatia e mi scorta nell’hangar dove si terrà la cerimonia. C’è già molta gente ed io cerco di trovare il volto di una persona, di quella persona che tanti anni fa recuperai in mare ma non c’è nessuno che gli somigli. Poi suona il mio telefono, è Sebastiano Morassutti e mi sta cercando,
“Ho un giubbetto nero e sono vicino all’ingresso” mi dice,
“Io indosso un cappotto nero e sto dirigendomi all’ingresso” gli rispondo.
Poi ci vediamo e nonostante siano passati tanti anni ed il tempo ci ha cambiato, ci riconosciamo subito e ci abbracciamo come vecchi amici che si ritrovano dopo mille anni. Il nostro è un abbraccio lunghissimo, e siamo entrambi visibilmente commossi, poi si avvicinano le nostre famiglie e la moglie e la figlia di Sebastiano mi abbracciano a loro volta come se ci conoscessimo da sempre.
“ Grazie ” dicono all’unisono mamma e figlia,
“ Senza di voi io non ci sarei mai stata, grazie di aver salvato il mio papà! ” continua la ragazza.
Naturalmente ora che sono diventato un tenero sentimentale, quelle parole mi hanno fatto venire un groppo alla gola, ho faticato a trattenere le lacrime. Io non so se senza di noi Sebastiano ed il suo amico ( che purtroppo non c’è più) ce l’avrebbero fatta, forse li avrebbe trovati una nave o magari sarebbero arrivati a terra da soli. Quello che so è che ora mi piace pensare di aver vissuto con loro uno di quei momenti che significano tutto. Ora non mi sento più tanto vecchio o inutile e riesco persino a sorridere.
La mattinata è poi trascorsa piacevolmente, è arrivata la befana con l’elicottero, dolci e giocattoli ai tanti bambini, ricco buffet con classico assalto alla tavola ed infine è giunto il momento dei saluti.
Il Col. Massimetti ci ha portati nel suo ufficio, ci ha omaggiati di litografie e calendari dello Stormo e ci ha invitato a ritornare con più calma in aeroporto per vedere meglio il 15° e le sue potenzialità.
Con le foto sotto l’onda 20, si è conclusa una giornata veramente particolare. Io non potrò dimenticare l’emozione vissuta e non so quanti potranno comprendere ciò che ha rappresentato per me rivedere Sebastiano e spero che questo incontro possa significare l’inizio di una nuova amicizia.
Devo per questo ringraziare il mio amico Mario Sorino che ha organizzato e coordinato l’incontro, il Col. Massimetti per l’ospitalità e la gentilezza e soprattutto Sebastiano e la sua famiglia che per qualche minuto mi hanno fatto sentire ancora utile ed importante.
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