La storia del Cant Z 506 C “Jolly”
(e del suo portello con lo stemma del giullare)
Nel 1940 il Cant Z 506 fu scelto come velivolo personale da molte autorità militari e civili; il Generale Mario Roatta, Capo del Servizio Informazioni Militari (S.I.M.), ne ebbe a disposizione uno in configurazione civile, il 506 C, il quale differiva dalla versione militare 506 B (Bombardiere) per non avere il vano bombe e la gobba dietro l’abitacolo dei piloti, bensì una configurazione a salottini ed una linea più filante, inoltre i posti di pilotaggio erano affiancati anzichè in tandem come sulla versione B in forza ai reparti della Ricognizione Marittima e Soccorso. Il distintivo del “Jolly” che molte testimonianze riportano avere caratterizzato il velivolo del Capo del SIM è rappresentato dalla carta da gioco del “Jolly” dove un giullare in atteggiamento particolarmente strafottente sembra dileggiare chi lo osserva con un sorriso beffardo; era dipinto sulla fusoliera destra e su quella di sinistra, su quest’ultima proprio sul portello di accesso e forse anche al suo interno. Questo stemma è giunto ad oggi attraverso il prezioso cimelio costituito dal portello di ingresso in fusoliera di quel velivolo sul quale è ancora ben visibile e ben conservato sulla superficie esterna, mentre una vistosa lacerazione della parte interna lascia supporre che lo stemma fosse riprodotto anche all’interno e che sia stato asportato in epoca e per motivi non noti.
Esterno dello sportello di accesso del Cant Z 506 C “Jolly”
Interno dello sportello di accesso del Cant Z 506 C “Jolly”
Questo cimelio fu recuperato dal Col. Franco Papò artefice della creazione, nel 1969, degli Aerosoccorritori e del Centro di Sopravvivenza ed Aerosoccorso con sed e iniziale a Vigna di Valle e successivamente a Furbara, ed in seguito fu da questi donato al suo successore in Comando, Gen. Brig. Plinio Lancia, che gelosamente lo ha custodito a memoria del glorioso passato che rappresenta.
E’ il “Jolly” uno stemma particolare ed emblematico, in perfetta linea con lo stile ironico e scanzonato degli stemmi dei reparti dell’epoca[1], ma purtroppo risulta oggi impossibile trovare i motivi che hanno ispirato lo sconosciuto autore del disegno e le allusioni che ha voluto ricreare.
Può aiutare a formare una plausibile interpretazione, ricordare che nel corso del conflitto, almeno sino all’8 Settembre 1943, erano frequenti vignette rappresentanti il “gesto dell’ombrello” rivolto all’indirizzo dell’Inghilterra, come ad esorcizzare l’avversario militare più diretto dell’Italia nei vari teatri di guerra.
Cartolina di guerra della Regia Aeronautica
Sul destino di quel CZ 506 C e sulla storia del “salvataggio” del suo portello, il tempo trascorso dai fatti e la scomparsa del protagonista principale della storia, il Col. Papò, hanno consolidato due versioni che cercheremo di chiarire ed avvicinare fin dove possibile, attraverso l’esame dei fatti storicamente riscontrabili.
Una prima versione, basata sui fondamenti storici del libro “Vigna di Valle” del Gen. Giuseppe Pesce[2] ci racconta che “Poco prima dell’8 Settembre 1943 il Cant Z 506 “Jolly”, fu inviato da Vigna di Valle a Cattaro da dove, al momento dell’armistizio, proseguì per la Puglia per prendere parte alla guerra di liberazione. Nel dopoguerra il “Jolly” servì nel SAR presso l’84° Gruppo (basato a Vigna di Valle) e successivamente fu demolito a Vigna di Valle”; ulteriori racconti consolidatisi nel tempo, ma le cui tracce sono ormai perse, aggiungono che questo velivolo divenne il velivolo “personale” del Comandante del Gruppo. Quindi, secondo i dati storici, nel dopoguerra il CZ 506 C “Jolly” era ancora in uso e con lui il portellone con lo stemma. Ad ulteriore suffragio di questa versione vi sono alcune foto degli anni ’50 che ritraggono il CZ 506 C “Jolly” insieme ad un CZ 506 B nella linea volo a Vigna di Valle.
i due modelli Cant-Z-506 C e B "Jolly"
L’immagine scattata nel dopoguerra (notare le coccarde, distintivo di nazionalità adottato dall’AM) mostra il Cant Z506C “Jolly” ed un Cant Z506B a Vigna di Valle. Si nota la differenza nel profilo degli aeroplani, il 506C, più filante, ha sulla sua fusoliera, sotto il quarto finestrino dalla coda il distintivo del “Jolly”.
La seconda versione, giunta a noi dalle memorie del Col. Papò, riferisce che il velivolo fu affondato nel ’43 insieme ad altri velivoli presenti, per sottrarli alle truppe tedesche in ritirata. Nel dopoguerra, quando la base di Vigna di Valle fu nuovamente sede del Soccorso Aereo dell’AM ed il relitto costituiva pericolo per le operazioni degli idrovolanti basati in quell’idroscalo, Papò ed i suoi uomini furono incaricati della sua rimozione e come ricompensa simbolica gli fu donato lo sportello con lo stemma del “Jolly”. La memoria di quell’episodio ricorda che la rimozione delle parti di velivolo fu particolarmente complessa perchè nella parte finale del conflitto vi affondò sopra una motozattera statunitense che trasportava un carro armato.
Secondo la già citata fonte storica, il particolare del tentativo di recupero del relitto di un Cant Z nel dopoguerra ricordato da Papò corrisponde a realtà, ma l’episodio è riferito al relitto dell’unico CZ 511 esistente, il più grande idrobombardiere quadrimotore della R.A. in sperimentazione presso il 2° Centro Sperimentale di V. Valle e fatto affondare l’8 settembre ’43. Riferisce infatti il Gen. Pesce: “L’8 Settembre 1943 il Comandante del 2° Centro Sperimentale fece bucare a colpi di piccone gli scarponi galleggianti del CZ 511 che affondò in un basso fondale di fronte all’idroscalo…Nel giugno 1944 gli Alleati occuparono Roma e si spinsero verso nord; in questa marcia verso la zona settentrionale di Roma furono rallentati da alcune ostruzioni stradali per cui furono costretti a trasportare alcuni carri armati a nord del lago di Bracciano traghettandoli a mezzo di grossi gommoni. Uno di questi recante a bordo un carro Sherman passò sulla verticale del CZ 511 ed urtò contro una pala dell’elica di uno dei motori, il gommone affondò e con esso il carro armato. Successivamente si cercò di recuperare il carro armato, ma risultò difficoltoso e fu scelta allora una soluzione rapida, lo distrussero con una carica di demolizione ed insieme ad esso distrussero anche il CZ 511.”
E’ quindi certo che quell’unico CZ 506 C, con il suo “Jolly” come distintivo, è sopravvissuto agli eventi bellici ed ha operato nel Soccorso Aereo nei ranghi dell’84° Gruppo sino a quando, alla fine degli anni ’50[3] è stato ritirato dalla linea e demolito. E’ probabile, quindi, che i due eventi, la demolizione del CZ 506 C ed il tentativo di recupero del carro armato con l’involontaria distruzione del CZ 511 appartengano ad un medesimo, lontano, periodo, così che il passare del tempo li ha sovrapposti nelle memorie del Col. Papò, presente e sicuramente partecipe ad entrambi. A lui dobbiamo comunque la felice intuizione di aver salvato il portello con lo stemma del “Jolly” dalla demolizione del CZ 506 C ed essere stato l’artefice della sua gelosa preservazione, insieme al Gen. Lancia, sino ad oggi.
Divenuto custode del prezioso cimelio ed evidentemente colpito dalla particolare, efficace, allegoria del “Jolly”, il Col. Papò lo utilizzò nella realizzazione del distintivo del Reparto da lui creato a Vigna di Valle, nell’intento di richiamare lo spirito ed il valore degli Aerosoccorritori, uomini del Soccorso pronti a sfidare qualsiasi rischio per salvare vite umane.
Testi consultati e fonti
“La Regia Aeronautica 1939 – 1943”, Nino Arena, Ed. SMA-USSMA, ed. 1981
“Mussolini l’alleato. La guerra civile 1943-1945”, Renzo De Felice, ed. Einaudi, 2008
“Vigna di Valle. Da cantiere sperimentale a museo aeronautico”, Giuseppe Pesce, ed. SMA-Ufficio Storico, 1979
“L’Aeroporto di Vigna di Valle. Cento anni di storia 1908-2008”, Ovidio Ferrante, ed. Rivista Aeronautica, 2008
“Araldica del cielo”, Franco Pagliano, Rizzoli editore, 1978
Racconto “I meravigliosi anni del Jolly” di Antonio “Totò” Toscano, dalla raccolta di suoi racconti dell’Associazione “Gente del 15°”
Testimonianza del GB(r) Plinio Lancia al GDA(r) Giacomo De Ponti, comprese le immagini dello sportello di accesso
[1] Sugli stemmi dei reparti di volo nati durante il conflitto così scrive Franco Pagliano, Ufficiale pilota e scrittore in quegli anni: “Gli aviatori nuovi si sono rifiutati di ponzare, hanno preferito attendere che lo stemma nascesse da solo, che venisse fuori improvvisamente da un avvenimento, da una figura, da una frase, che venisse fuori dal cuore e non dal cervello. Ne è nata un’araldica tutta nuova, spiritosa e spicciola, spericolata e spontanea.”
[2] Il Gen. S.A. Giuseppe Pesce, cultore di storia aeronautica ed appassionato ricercatore di documenti e reperti storici fu negli anni 1975-76 Sottocapo di SMA, a lui si deve la realizzazione a Vigna di Valle del Museo dell’Aeronautica Militare inaugurato nel 1977.
[3] L’ultimo CZ 506 fu radiato nel 1959; uno di essi salvato dalla demolizione, il CZ 506 B numero 84-4, è oggi al Museo AM a Vigna di Valle.