di ODL
Spesso il salvataggio della vita umana mette a dura prova la professionalità dei soccorritori, specie quando le condizioni ambientali non sono le più favorevoli. E’ quanto accaduto il 4 gennaio u.s., quando l’82° Centro CSAR del 15° Stormo è stato interessato per recuperare a Filicudi (Isole Eolie) una turista ferita e precipitata da un pendio, nonchè un uomo rimasto bloccato nel tentativo di portare aiuto alla donna.
L’intervento, effettuato congiuntamente con il personale del Soccordo Alpino e Speleologico siciliano (S.A.S.S.) si è concluso nella tarda serata ma l‘incidente si era verificato nel pomeriggio, intorno alle 17, quando G.L., 46 anni di Capo d’Orlando, era scivolata lungo un pendio franoso a picco sul mare nella zona della Montagnola di Capo Graziano, un’area archeologica molto panoramica. Nella caduta la donna, rimaneva seriamente ferita, riportando un trauma toracico e varie contusioni ed escoriazioni ad entrambe le gambe.
Inebitabile l’allarme e la richiesta di intervento dei soccorsi.
Trattandosi di una zona impervia difficilmente raggiungibile da terra e in condizioni rese ancora più difficili dal sopraggiungere del buio, il Soccorso Alpino richiedeva l’intervento dell’Aeronautica militare.
Sempre in prontezza operativa, decollava immediatamente dall’aeroporto di Trapani Birgi un elicottero HH139B dell’82° Centro Csar che, dopo aver imbarcato due tecnici del S.A.S.S. all’aeroporto di Palermo Boccadifalco, si dirigeva direttamente a Filicudi.
Gli uomini del Soccorso Alpino e l’aerosoccorritore A.M. venivano verricellati sul posto e raggiungevano la signora ferita, provvedendo ad “imbarellarla” e trasportata a spalle in un un luogo più idoneo al suo recupero. Una volta issata la barella a bordo e provveduto al recupero dell’uomo rimasto bloccato sul pendio scosceso, l’elicottero, dopo aver fatto scendere l’uomo ripasto bloccato in parete sulla piazzola di Filicudi, dirigeva su Boccadifalco, dove ad attendere la donna ferita c’era già pronta un’ambulanza del 118 per il trasferimento in ospedale.
Detta in questi termini, la missione appare come una delle tante missioni di trasporto in ospedale di traumatizzati recuperati in zona impervia. Ma non è andata proprio così e soprattutto non è stata come si suol dire “una passeggiata”.
Per una corretta comprensione delle difficoltà incontrate è opportuno leggere insieme uno stralcio della relazione del 26 gennaio u.s. inoltrata dalla Direzione Regionale del Soccorso Alpino e Speleologico Siciliano (C.N.S.A.S./S.A.S.S) :
“Allontanatosi l’elicottero, i tre tecnici iniziavano ad approcciare con la massima tutela il versante, allestendo delle corde fisse per restare in sicurezza. Dopo circa 10 minuti di discesa individuavano l’uomo segnalato dalla Centrale Operativa 118 di Messina. Affrontavano pertanto discese su corda in un ambiente notevolmente difficile e ricco di pericoli dovuti alla notevole esposizione ed alla presenza di un versante eccezionalmente instabile, il tutto effettuato in orario notturno. Dopo ulteriori 30 minuti di progressione con diversi tratti in arrampicata i tre tecnici riuscivano ad individuare ed a raggiungere la donna ferita.
A tal punto la donna veniva immediatamente messa in sicurezza per evitare che potesse precipitare nella sottostante parete, stante che già gli arti inferiori della stessa penzolavano nel vuoto, successivamente aveva inizio la complessa valutazione delle condizioni sanitarie della donna. Questa risultava essere in stato leggero di ipotermia, semi cosciente. Analizzando l’area risultava precipitata da una parete strapiombante alta circa 20 metri e successivamente era rotolata su un versante inclinato per circa 40 metri con frequenti salti e rotture di pendenza, arrestandosi su un piccolo terrazzo avente larghezza di circa 50 cm con le gambe nel vuoto di un successivo ulteriore salto di alcune decine di metri.
L’aerosoccorritore dell’AM ed i due Tecnici di Elisoccorso del CNSAS procedevano quindi ad immobilizzare la paziente con estrema perizia connessa alle gravissime condizioni sanitarie della
donna, reduce da una importante precipitazione, con evidente trauma cranico, lesioni cutanee alla testa ed in tutto il corpo, sospette fratture costali con compromissione di almeno un polmone, sospette fratture di bacino ed arti inferiori, possibili lesioni alla colonna e sospette lesioni ad organi interni.
Dopo avere trattato ed immobilizzato la donna, questa veniva posizionata sulla barella Everest dotata di tavola spinale e protetta con telo termico.
Stante la morfologia del luogo, sarebbe risultato impossibile per l’elicottero procedere ad un recupero dal suddetto punto senza fare precipitare, sotto l’azione del flusso rotore, una gran quantità di massi instabili, pertanto si concordava di spostare la barella di alcuni metri sino a farla giungere in un punto dove vi fossero minori rischi di fare precipitare ammassi rocciosi. La barella con la
donna quindi veniva spostata di circa dieci metri impiegando oltre un’ora e mezza, anche con l’ausilio di un sistema di corde per facilitarne lo spostamento e tenere la barella in sicurezza. Il tempo intercorso per lo spostamento e la minima distanza fa comprendere l’estrema delicatezza e pericolosità dell’area dove era in corso l’operazione di soccorso.
La barella, una volta trasportata in un punto relativamente più consono, veniva arrestata e si procedeva a contattare l’elicottero, rimasto in stand by presso l’elisuperficie di Filicudi. Veniva effettuata la messa in moto e poco dopo l’elicottero si portava sulla verticale del target. Con una prima operazione al verricello veniva recuperata a bordo dell’elicottero la barella con la donna ferita, con una seconda l’uomo bloccato, e con una terza l’ultimo tecnico con i materiali sanitari e tecnici impiegati. Ultimate le operazioni di recupero, l’elicottero si portava rapidamente all’atterraggio presso l’elisuperficie di Filicudi, dove veniva lasciato l’uomo illeso, e decollava alla volta dell’Aeroporto di Palermo Boccadifalco.
L’elicottero atterrava alle 22.10 circa presso la piazzola del IV Reparto Volo della Polizia di Stato. Si procedeva quindi a trasferire la paziente dall’elicottero all’ambulanza che l’avrebbe trasportata presso l’Ospedale Ingrassia. Dopo un breve debriefing ed avendo completato le operazioni di rifornimento, alle ore 22.55 circa l’elicottero dell’Aeronautica Militare decollava alla volta di Trapani per riprendere la consueta prontezza operativa nazionale. “
Ed oltremodo meritate sono le parole di apprezzamento espresse dal Servizio Regionale Sicilia del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico “….per l’elevatissimo livello di capacità operativa, di professionalità, di dedizione al servizio finalizzato a salvare una vita umana, di tutto l’equipaggio di missione sopra citato e di tutte le strutture che hanno coordinato, favorito e supportato il buon esito di una missione di soccorso estremamente delicata.
Tale equipaggio dell’Aeronautica Militare ed i due Tecnici di Elisoccorso del CNSAS hanno mostrato, pur in una situazione sanitaria eccezionalmente grave ed operando di notte in un ambiente ad altissimo rischio per la propria incolumità, di sapere mettere in atto una attenta pianificazione, di sapere operare con alti standard di sicurezza, frutto non del caso, ma di una costante ed accurata attività addestrativa e di non comuni doti di umanità e di altissimi livelli di professionalità.
A tale equipe Aeronautica Militare/CNSAS, la Donna recuperata (Gabriella Lanza, 47 anni) deve la propria vita. ”
Un solo commento raccoglie in se tutto : ben fatto.
Mammajut