di Antonio Berardo
Tante volte, nella mia vita di pilota, la sera andando a letto ho pensato: anche oggi ho portato a casa “lo scheletro“, per usare un termine a me tanto caro perché lo usava spesso il mio maestro di vita, Armando Genovese detto Rico (un giorno vi dirò la ragione di questo soprannome), valoroso pilota dell’ultima guerra. Poche furono le volte in cui il mio “scheletro“ tornò a riposare nel proprio letto per capacità personali. Molte furono, invece, le volte in cui il buon Dio, per i credenti, o la fortuna (fra i soldati si usa un termine più colorito), mi ha permesso di riabbracciare i miei cari.