di Marco Mascari
Nella notte del 21 dicembre un elicottero HH-139B dell’85° Centro SAR del 15° Stormo ha effettuato e portato a termine una missione di soccorso per la ricerca ed il recupero di un uomo e una donna bloccati ad alta quota sulla Maiella.
“Esecutivo alle ore 20.36. Due persone da recuperare dalla Maiella a 2.500 mt di quota. Sono in grave ipotermia. Già un elicottero non nostro è stato inviato e non è riuscito a recuperarle per la forte turbolenza e la bassa visibilità. Le squadre a terra sono a più di 2 ore”.
“Con la chiamata l’operatore in servizio presso la nostra Sala Operativa distrugge la mia idea di serata relax del 21 Dicembre di questo fine 2023. Mentre mi preparo penso… ci risiamo, 2500 m… brutto tempo… le Squadre hanno una tempistica che mi fa pensare di portare a bordo un secondo ARS.
La Maiella ha diversi punti atterrabili e a quelle quote con quella forte turbolenza annunciata forse il piano migliore potrebbe essere quello di rilasciare gli Aerosoccorritori in un punto e mandarli a recuperare i 2 alpinisti. Nel frattempo faccio fare queste valutazioni anche all’ARS di allarme… Anche lui, valutato lo scenario, preferisce andare in coppia. In poco tempo arriviamo all’elicottero siamo tutti compreso il secondo Ars. Ci sono giusto alcuni dubbi da investigare su peso… potenza… tecnica migliore di intervento, compresi anche i forti dubbi espressi dal nostro ente di Coordinamento Rescue nell’autorizzare questa scelta.
Per non perdere prezioso tempo alla fine decidiamo di mantenere la configurazione standard con un solo Ars e decollare. Già dall’inizio capiamo che la nottata sarà complicata.
Da Velletri abbiamo una copertura totale e densa a circa 4.000ft, considerando che le persone sono bloccate a oltre 7500 ft, abbiamo già il primo grosso ostacolo da superare. La fortuna ci assiste, nella zona di Subiaco un grande buco nelle nubi ci mostra il cielo limpido sopra di noi. Lo strato è di circa 2000 ft ma sopra sembra pulito. Decidiamo di spiralare in salita per andare a vedere come si presenta la situazione in quota. Chiamiamo gli enti del controllo e iniziamo a salire.
A 7500 siamo sopra un manto denso di nubi. Con i visori notturni quelle nubi dense sembrano panna montata e ci dà una piacevole sensazione in una notte tutt’altro che serena. A quella quota la visibilità è ottima e riusciamo a vedere a molte miglia la Maiella che sbuca da sopra le nubi. Arriviamo in zona, abbiamo le coordinate degli scalatori.
Una coppia di coniugi di 69 e 48 anni, sono ormai bloccati da oltre 6 ore al gelo… Con vento di 30nodi e raffiche di oltre 50.
In rotta chiediamo il numero telefonico dei dispersi. E l’Ars inizia a comunicare con loro. Chiede le loro condizioni fisiche, una sommaria descrizione dell’area… del vento… . Li tiene impegnati dicendogli fondamentalmente che stiamo arrivando. Una volta in zona gli chiediamo di accendere la torcia del telefonino. Con i visori notturni li individuiamo immediatamente.
Faccio un primo giro di ricognizione. Il punto dove si sono fermati è posizionato alla fine di una gola. Il vento provoca in quel punto delle pericolosissime turbolenze che più di una volta ci sballottolano in maniera mai provata prima. Facciamo 2… 3 ricognizioni per studiare l’orografia e capire i punti dove la turbolenza diventa meno pericolosa. L’aria è rarefatta e l’efficienza del rotore è ovviamente minore.
Bisogna avere un margine di sicurezza più ampio per intervenire.
Come immaginavo prima del decollo intervenire con il verricello sarebbe sicuramente la modalità più difficile e rischiosa con quella turbolenza e il poco margine di potenza dovuta alla quota e le raffiche. Ad ogni intervento di soccorso la regola di un buon comandante è quella di salvare la vita alle persone in difficoltà, ricordando però che è responsabile anche della vita del proprio equipaggio e della serenità delle loro famiglie!
Finalmente troviamo una direttrice di avvicinamento che ci permette di stare nel vento teso senza troppi “schiaffi” e individuiamo un punto sicuro per provare ad atterrare o provare un aviosbarco/avioimbarco, purtroppo è distante dai 2 alpinisti almeno 4/500 Mt. Gli chiediamo se sono in grado di camminare e iniziare a salire verso la cima, questo li aiuterà anche a scaldarsi un po’. Rispondono in maniera affermativa, l’Ars gli dice di incamminarsi lentamente verso la cima, dove proveremo ad atterrare e poi gli andrà incontro lui a supportarli.
Ci prepariamo così all’atterraggio… controlli cabina effettuati, pronti alla porta aperta, autorizzati.
L’operatore di bordo apre la porta per iniziare la radioguida ma viene immediatamente investito dal forte vento. Superato il primo inaspettato sussulto inizia a dare le indicazioni per portare l’elicottero sul punto precedentemente deciso. Ogni tanto veniamo scossi da qualche raffica ma tutto rimane sotto controllo. In hoverig sul punto con la bassissima luminosità di una notte dove la luna non è ancora sorta riusciamo a determinare una zona sicura per atterrare. Con non poche difficoltà riusciamo a poggiare l’elicottero in sicurezza sulla cima.
L’Ars è pronto, lo autorizzo a lasciare l’aeromobile, rimane inizialmente in contatto radio ma dopo poco anche quel contatto sparisce a causa dell’orografia del terreno. Ripenso al secondo Ars non imbarcato… Sarebbe stato sicuramente ottimo ausilio averlo con noi così da mandarli in coppia a soccorrere i due coniugi. La montagna ci ha insegnato tanto in questi anni e uno dei tanti insegnamenti è… mai andare soli in montagna. Questo vale sicuramente per gli escursionisti anche esperti ma ove possibile dovrebbe valere anche per i nostri ARS. Certo sono addestrati a questo tipo di interventi anche da soli… alcuni di loro sono istruttori di Alpinismo Militare, istruttori di sopravvivenza in montagna e istruttori Aerosoccorritori ma comunque ogni soccorso è diverso dall’altro e avere un “Jolly” in più a bordo, così lì chiamiamo, è sicuramente una tranquillità in più.
Passano lunghi interminabili minuti di silenzio. Ad un tratto l’Ars comunica via radio che uno dei 2 si sta avvicinando all’elicottero. Lui sta sostenendo, quasi portando in braccio, la donna, che oltre all’ipotermia è in un chiaro stato di panico, piange e si dispera.
Finalmente salgono entrambi a bordo dell’elicottero. Abbiamo coperte imbarcate preventivamente prima del decollo. Gliele mettiamo addosso e dirigiamo immediatamente a Pescara dove un’ambulanza li prende in consegna e gli applica immediatamente il protocollo per ipotermia.
Facciamo rifornimento e dirigiamo nuovamente verso Pratica di Mare. Sono ormai le 2 di notte e mi viene da pensare che anche per questa notte… I Leoni si riposeranno l’indomani…. ma la soddisfazione di aver salvato dal gelo della montagna altre due persone, rende questo prezzo da pagare più leggero.
La nostra vita è un po’ così… interveniamo durante i disastri naturali, le intemperie, le situazioni che vedono persone in grave rischio vita. A volte è dura… ma la verità è che crediamo in ciò che facciamo. Salvare vite operando nel S.A.R. è un privilegio oltre che un lavoro.”
Mammajut