Ho volato molti cieli del mondo e benché ogni volta lo spettacolo sembrasse essere unico…… questa volta lo è stato per la sua tragicità. Una nave da crociera sofferente in mare, ormai condannata a morte e riversa su di un fianco è uno spettacolo che ancora oggi mi turba profondamente. Il BOC mi chiama alle 10.00 per avvisarmi di una missione di ricerca naufraghi intorno alla Costa Concordia. I miei colleghi sono già intervenuti durante i primi drammatici momenti.
Corro in base, il buon Ten. Valerio Modugno, insieme ai Primi Marescialli Salvi, Carnevalini e Mattozzi, mi sta aspettando in sala operativa per pianificare la missione. Gli sguardi sono seri, la missione è di quelle che lasceranno il segno, le speranze di trovare qualcuno vivo si esauriscono con il passare delle ore. Dobbiamo muoverci! Corriamo all’elicottero, pronti all’APU, controlli AFCS, via al motore uno e subito al motore due. Tutto in ordine, i parametri sono in arco, pronti all’aggancio. “3.2.1 via”, ed il grosso e possente rotore dell’HH-3F inizia a fendere l’aria per arrivare ai giri previsti. Chiamata radio, missione RIMD pronta la rullaggio. Controlli in pista e decollo, verso l’isola del Giglio “monoprua” con il massimo delle prestazioni per ridurre il tempo di intervento. Il mare ci scorre sotto. Nessuno parla, tranne lo specialista che effettua il controllo nel vano di carico ogni 30 minuti. Dopo il traverso di Fiumicino un lungo tratto di mare prima dell’isola. Uno spettacolo surreale ci aspetta, voci concitate, tanti mezzi, in mare e in cielo, coordinati rispettivamente da CAPITANERIA e dall’APPROACH di GROSSETO che controlla lo spazio aereo interdetto al volo, tranne ai mezzi di soccorso.
Mentre mi avvicino inizio a vedere i contorni della nave. Ricorda una gigantesca balena spiaggiata, di quelle che si vedono spesso nei documentari in tv, quei confusi contorni diventano sempre più chiari, fino alla completa drammatica visione della COSTA CONCORDIA.
C’è qualcosa di indegno in quella vista, qualcosa di immorale nel vederla coricata sul fianco.
Provo pietà, quasi che la nave sia un essere vivente, ferito a morte. Viene quasi voglia di coprirla con un telo, per sottrarla alla vista, per compassione delle vittime. Ma ci sono altri che forse possono essere salvati e lo scoramento si trasforma in rabbia, quella lucida energia che serve a mettere anima e cuore nel tentare di salvare almeno un’altra vita, come i miei predecessori mi hanno insegnato e come tante volte mi hanno dimostrato.
Raggiungiamo il punto di inizio ricerca, che poi è la nave stessa. Valerio mi ha già comunicato la prua iniziale della ricerca ed il tempo da percorrere, via al contasecondi ed occhi fuori. Ma fuori non riusciamo a scorgere nessun ‘survivor’. Solo il mare crudele e cupo. Seguiamo il contorno dell’isola, sperando che magari qualcuno dei dispersi fosse venga restituito vivo, magari svenuto, sulle coste. Dentro di noi però sappiamo che se qualcuno fosse caduto in acqua e non fosse stato recuperato subito, difficilmente potrà essere ancora salvato. Troppe ore sono trascorse per la temperatura del mare in questo periodo. Ma abbiamo la nostra missione, vogliamo completarla bene, esplorando ogni possibilità, con cura e dedizione, come ci ha educato chi l’ha fatto prima di noi. Ogni passaggio potrebbe rivelare la presenza di qualcuno in difficoltà. Mi rendo conto che ancora una volta il 15° Stormo con l’HH-3F e il suo equipaggio rappresentano la differenza tra la vita e la morte. Nulla, ancora nulla, solo il cadavere della Concordia, una nave di lusso, di quelle che sono state create per far vivere dei bei momenti, quei momenti che restano sempre impressi con gioia negli album di famiglia. Ma non questa volta. Un brivido mi percorre la schiena immaginando quei momenti. É enorme, triste, bianca e macabra pur nella sua maestosità, esaltata dalla anomala posizione di gigante dormiente. Una posizione umiliante per una nave cosi bella. Il tempo passa, la ricerca è quasi completa, ma abbiamo ancora carburante. Una volta terminata la prima ricerca decido di ritornare all’inizio e ricominciare nuovamente, non si sa mai. Grosseto non è lontana, manterremo solo il carburante che serve a tornare alla base, il tempo è CAVOK e la fortuna di un elicottero è che non ha obbligo di atterrare solo su grandi e preparate piste, in ogni caso una zona abbastanza ampia posta in sicurezza con la possibilità di far arrivare una botte per il rifornimento è il minimo requisito. Niente, ancora niente. Poi il livello impietoso del carburante ci ordina di finire. Non c’è nient’altro da fare. Guardo la nave, non riesco ad abituarmi a quella vista. Provo tristezza, una profonda tristezza per quell’incubo. Penso al dolore ed alla paura delle persone, totalmente impreparate ad una simile catastrofe. La nave è immobile, ci passo un’ultima volta sopra, quasi un saluto estremo. Non credo che quella nave tornerà molto presto a solcare i mari, probabilmente mai più. “PRUA 025°” mi dice Valerio, “RIENTRIAMO”. É finita! Non possiamo fare altro”. Giro il nostro agile e mastodontico HH verso Grosseto, il sole sta ormai tramontando. Nessuno parla, la missione RIMD torna a casa, c’è lo sconforto e la delusione per non aver potuto concretizzare un aiuto.
Ma il destino è lì pronto ad offrirci un’altra occasione per riscattare il nostro orgoglio SAR. Dopo appena poche ore un’altra richiesta di intervento mette a dura prova un equipaggio non proprio avvezzo a certi tipi di soccorso, il recupero con barella di un infartuato da un mercantile Greco. Il tutto reso ancor più difficile da un mare forza 4/5 e raffiche di vento a 35 nodi. Gli schizzi sul parabrezza, i pennoni alti 50 ft, la prora di una nave di 130 mt che sale e scende a causa delle onde. Oltre 45 minuti di intervento per rilasciare ARS, MEDICO, ASSISTENTE DI SANITA’ ed ovviamente barella su una nave che procede a oltre 10 nodi verso Gaeta. Dopo essere riusciti a stabilizzare il malato, abbiamo recuperato tutti. La destinazione è stata Latina dove già un’ambulanza era in attesa. Ancora prima dell’atterraggio il controllo ci dice che l’RCC ha già un altro TASK per noi, un malato in imminente pericolo di vita da recuperare a Ponza. Bisogna fare carburante e anche se l’equipaggio è pronto ad un’ulteriore missione, il Comandante di Centro preferisce farci riposare e sostituire l’equipaggio.
Momenti di gioia e orgoglio per uno Stormo che mai come ora si sente PRONTO ad INTERVENIRE!!!