Oggi 18 agosto ’09, nel silenzio solenne che avvolge il cimitero del Verano in Roma, nell’area riservata ai Caduti in Volo, il 15° Stormo e l’Associazione Gente del Quindicesimo hanno onorato la memoria del Maggiore Pilota Francesco Asti, morto in volo in missione di soccorso, nel mar Tirreno ad Ovest dell’isola di Ponza.
Erano presenti autorità militari, colleghi ed una folta rappresentanza di giovani leve del 15° Stormo. Soprattutto erano presenti i familiari dell’Ufficiale Pilota, la madre 94enne, il fratello e la cognata, che l’abile e puntuale regìa del Comandante di Stormo si era premurata di organizzarne il viaggio da Città di Castello.
Ciò che ha suscitato enorme commozione è stata la presenza di due specialisti – gli Aiutanti Luigi Palma e Mario Forconi – che erano presenti quella tragica notte di venticinque anni fa e che hanno salutato non senza una forte emozione, la mamma di Francesco Asti.
Nella compostezza e nella sacralità del luogo, Don Simone Altieri, nipote della Medaglia d’Argento Col. Pil. Iozzia, ha celebrato la Santa Messa.
Dopo la preghiera dell’Aviatore, le parole del Gen. D.A. Gianfranco Trinca, hanno richiamati ai tanti cuori azzurri intervenuti, il significato della celebrazione, facendoli ancora una volta vibrare per la sensibilità del legame solidale.
“Ringrazio Don Simone per aver voluto officiare la S. Messa in memoria del nostro caro amico che qui riposa nella pace del Signore, e mi faccio interprete del pensiero dell’Aeronautica e dell’Associazione Gente del 15° nel rivolgere ai congiunti di Francesco la più profonda riconoscenza per essere oggi qui con noi a vivere questo momento di memoria e di comunione di sentimenti. Sono trascorsi venticinque anni ma tutti viviamo il ricordo di Franco come se il tempo non fosse affatto trascorso. Il suo ricordo, il ricordo di cosa diceva, come scherzava, come viveva l’Aeronautica e la vita è vivido ed immutabile, diversamente da quanto ci accade per coloro che seguitiamo a frequentare nella vita quotidiana ed i cui ricordi della vita operativa trascorsa al reparto sono filtrati dalla realtà in divenire dell’oggi.
Franco era molto diverso dal mito dell’aviatore al quale ci hanno abituati la letteratura ed il cinema, non era quel massimo esempio di trasgressione al destino di quegli esseri pesanti quali siamo, legati alla terra, non era nemmeno quel il mito dell’uomo che vuole levarsi verso l’alto, verso la mensa degli dei, verso l’avventura, la fama, la surrogazione dell’immortalità vera, pur nella consapevolezza dei rischi e dell’estremo sacrificio che può comportare la sua sfida alle leggi della gravità. Anche Franco, venticinque anni or sono si è levato in volo con la piena consapevolezza dei rischi di una missione nel buio impenetrabile del mare di notte, e sapeva anche della possibilità reale di dover affrontare l’estremo sacrificio.
Ma la grande differenza dal mito dell’aviatore è che Franco, come i molti altri aviatori caduti dell’Aeronautica Militare anche in tempi recentissimi, lo stava facendo per assolvere ad una missione, era in volo per puro spirito di servizio. Lui, in particolare, lo ha fatto per un gesto di generosità assoluta, per soccorrere una vita umana in grave pericolo. Molti ricordano come fin dai primi giorni di vita aeronautica avesse espresso il desiderio, poi realizzato, di operare nel soccorso aereo per coniugare al meglio le sue aspirazioni professionali con il suo spontaneo altruismo.
Dunque il suo sacrificio è stato un atto di donazione, non di alterigia e di presunzione.Un gesto d’amore che nella cultura cristiana dovrebbe essere un gesto da compiere quotidianamente,per il quale invece la debolezza della nostra umanità ci fa trovare non sempre pronti nello spirito e sufficientemente coraggiosi nella carne.
Questa è la grande differenza che all’aviatore Magg. Pil. Francesco Asti ha consentito di raggiungere già nel fiore della giovinezza il regno dei cielied al tempo stesso di conquistare in terra l’intramontabile ricordo delle generazioni di aviatori che lo hanno conosciuto e di quelle che, senza averlo mai visto, ne seguiranno comunque l’esempio, nel percorso non facile del dovere.
Preghiamo il Signore affinché seguiti a dare sempre ai nostri aviatori le stesse spinte ideali e motivazionali per seguitare a farlo sempre e comunque,e con l’ausilio di Franco e di tutti gli altri eroici caduti che riposano in questo luogo, li faccia salvi dall’estremo sacrificio,perché possano tornare sempre all’affetto dei loro cari.”
La prima parte della cerimonia si è conclusa fra gli abbracci e le strette di mani, con gli occhi ancora lucidi, fra vecchi e nuovi aviatori del 15° Stormo.
Una piccola rappresentanza di soci in servizio ed in congedo, capeggiata dal Gen. B.A. Luca Valeriani e dal Col. Pil. Roberto Preo, ha poi partecipato ad una piccola cerimonia, presso l’Aeroporto di Pratica di Mare, dove è stato consegnato il Crest commemorativo dell’Associazione ed un piccolo album fotografico ai familiari, in ricordo perenne di un vincolo che neppure la morte è riuscita a spezzare, il legame che corre sempre con la stessa soluzione di continuità e che si chiama “essere colleghi per sempre”.
In queste occasioni, le parole forse sono troppe, vengono ad intralciare la strada ai sentimenti, quelle piccole cose di cui qualche volta ne trascuriamo l’importanza, occupati come siamo, dall’affanno per la vita quotidiana.
In tutti noi dell’Associazione, ex del 15° Stormo, il sentimento che si prova è sicuramente quello che non si è mai scissa la parte che riguarda il legame fra noi è lo Stormo, tra il vecchio ed il nuovo, tra quelli che non ci sono più e quelli che hanno assunto il sacrosanto dovere di non dimenticarne quanti hanno volato e volano, con in petto lo scudetto dello Stormo.
Non badiamo se costa o quanto costa, non badiamo se significa ancora assumersi e portare a termine un impegno, noi non facciamo caso se fa caldo o freddo, se piove e ci si sporca.
Noi siamo la Gente del Quindicesimo, dove per Gente, stanno anche le mogli, i figli ed in qualche caso i nipoti: noi siamo qualcosa che non si trova nel migliore dei supermercati, noi siamo il legame costruito per essere indissolubile, come quello che si dimostra a venticinque anni da quella tragica notte, dove una fatalità, forse un destino crudele, ci ha privato di un ragazzo, di un amico, di un valido pilota, di un Ufficiale moderno, spigliato e signorile.
Non si prenda per rimpianto, ma a noi di Gente del Quindicesimo è mancato molto Francesco Asti, Maggiore Pilota, Capo Equipaggio HH3F, Pronto Impiego SAR; è mancato come uomo, come amico, come ufficiale pilota.
Oggi a noi tutti sono rimasti cose importanti: il sorriso mite, dolce e cortese della mamma, gli occhi lucidi e commossi del fratello, i mille grazie sinceri della cognata.
Ci è rimasta l’emozione seria e composta di Gigino Palma e l’affetto che ci dimostra Mario Forconi.
Mettiamo tutto questo nel cuore della Gente del 15°.