di Mario Sorino
15 anni fa, il 22 ottobre 2008, a Lisle en Barrois, in Francia, perdevano la vita i nostri Angeli del SAR a bordo di un HH3F. Onorandoli riprendiamo dal sito dell’ONFA quanto Maddalena, vedova di uno dei Caduti, ha voluto indirizzare al Generale Magro.
“Non sono scomparsi, sono solo invisibili…
Marco Partipilo, Michele Cargnoni, Stefano Bazzo, Giovanni Sabatelli, Carmine Briganti, Giuseppe Biscotti, Massimiliano Tommasi, Teodoro Baccaro: 15 anni fa qualcuno ha chiamato “Angeli del S.A.R. “ questi uomini.
Da allora madri e padri, mogli e fidanzate, figlie e figli, fratelli, sorelle, amici, hanno custodito nel cuore la loro presenza, forse legata all’ultima immagine serbata , forse al momento più bello condiviso… Ciascuno ha vissuto il suo dolore privato, troppo grande da raccontare, troppo forte da vivere. Per lungo tempo i nostri amati sono rimasti muti, serrati nel petto, come a volerne preservare l’esistenza oltre la perdita e il lutto.
Da subito abbiamo avvertito un senso di smarrimento profondo, come se la notte li avesse ingoiati.
Abbiamo vissuto il tempo come nemico: tempo trascorso a riflettere increduli, tempo a ricordare, tempo a pregare, tempo nutrito da desiderio di poterli un giorno incontrare.
Ognuno ha vissuto il “suo tempo”, trovando modo e occasione per narrare l’accaduto, per dire di loro, affinché “non morissero”.
Sono certa che se oggi Peppe potesse parlare, direbbe di pensarlo presente “nella stanza accanto”.
Mi direbbe di continuare ad amare Luciano e Silvia come facevamo insieme. Ancora, direbbe di nutrire sentimenti di bontà per genitori, colleghi, amici.
L’esistenza dei nostri “Angeli” è forte, la morte non li ha separati da noi: “Non sono scomparsi, sono solo invisibili” ci ha insegnato Sant’Agostino.
Così ci ostiniamo a pensarli, ad amarli, a rispettarli, a cercarli, ciascuno a suo modo.
Il tempo, il nemico odiato all’inizio, ha trasformato la rabbia in speranza, il ricordo in presenza.
Il dolore resta confinato nell’angolo più silenzioso del cuore, il luogo in cui possiamo incontrare i nostri cari ogni volta che ne abbiamo bisogno.
E la morte?
È certamente l’evento più brutto al quale non possiamo sottrarci, ma è anche occasione per rendere la vita testimonianza dell’ Amore che non si consuma nel dolore.
Il sentimento resiste ed esiste oltre l’assenza, oltre lo smarrimento.
Così ritroviamo i nostri amati nelle azioni di ogni giorno.
Sono loro a renderci piano piano migliori, a trasformare il buio in spiragli di luce.
< L’ultimo sguardo custodito, il più bel ricordo serbato, non saranno mai cancellati nel cuore di chi ha scoperto la tenerezza di un Amore purificato da affanni e rinunce.
Una carezza giunga sul viso di ciascuno dei familiari, uno ad uno.
È la carezza che Marco, Michele, Stefano, Giovanni, Carmine, Giuseppe, Massimiliano, Teodoro, riservano a chi li ama con cuore devoto e sincero. Che possano restituire pace ai nostri giorni, riflettendo con la loro presenza
l’ Amore del Signore per noi.
Mammajut