“Due soccorsi nella stessa giornata
non si vedevano da fine anni ‘90”
Scrive il
Magg. Marco F., Capo Equipaggio RILA e RILB del 18.10.2021:
“E’ lunedì 18 ottobre 2021, come ogni giorno in cui prestiamo servizio di Allarme SAR (Search and Rescue) Nazionale effettuo con il mio team il consueto briefing mattutino. Elicottero in ordine e con l’ispezione giornaliera eseguita, equipaggiamenti in regola e personale con il giusto riposo e umore, ci dirigiamo in Sala Attesa Equipaggi per prendere un caffè, offerto, questa volta, dal secondo pilota Ten. Alessandro Masnada. Con la consueta goliardia che ci contraddistingue all’82° .. c’è sempre un buon motivo per offrire un caffè.
Improvvisamente squilla il telefono, la Sala Operativa mi informa di una persona politraumatizzata da recuperare. Si tratta di un migrante, finito sulla scogliera vicino a Cala Rotonda a Favignana. Immediatamente allerto tutto l’equipaggio composto, oltre che dai piloti, dal 1LGT O. Giuseppe, Operatore di Bordo, e dal 1LGT D. Antonio, Aerosoccoritore, che si attiva tempestivamente. L’Operatore di Bordo si precipita a trainare l’elicottero fuori dall’hangar coadiuvato dal personale di linea, mentre l’Aerosoccoritore si va a preparare indossando l’equipaggiamento idoneo al tipo di soccorso. Il secondo pilota corre in sala operativa a recuperare l’ordine di missione del COA, comunico che non sarà necessario fare il rifornimento all’elicottero, visti i pesi a bordo e la distanza dal target.
Mi risquilla il telefono, è il delegato regionale del CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico) Vincenzo BIANCONE, uno dei tecnici più esperti e qualificati in Sicilia. Mi rincuora sentirlo e apprendere che anche lui sarà parte del team per il delicato recupero.
In pochi minuti, come una grande orchestra, ognuno esegue con grandissima professionalità la sua parte di competenza, sequenziando tutti gli step necessari alla preparazione del soccorso, includendo i controlli dei DPI (dispositivi di protezione individuale) previsti contro il COVID 19.
Ci si ritrova tutti insieme pochi minuti dopo in sala equipaggiamenti per lo step out briefing. Tengo tra le mani la mia check list e verifico che ogni passaggio sia stato eseguito. Tutto ok! Ci vestiamo, indossiamo la mascherina FFP2 e i guanti in lattice sotto quelli da volo, e con il casco e i giubbottini muniti di bombolino ci dirigiamo all’elicottero.
N 37° 55’ 12.8” E 012° 16’ 53.6” queste le coordinate del punto su cui si trova il traumatizzato.
Decolliamo in pochi minuti in direzione del campo sportivo di Castellamare del Golfo, a circa 15 min di volo, per recuperare il tecnico di elisoccorso del CNSAS, Vincenzo Biancone. Incrocio il suo sguardo concentrato appena sale a bordo, procediamo in direzione Favignana. Arrivati a Cala Rotonda ad un primo sorvolo non riusciamo a vedere nessuno.. poi in lontananza su un punto estremo sugli scogli, si intravede una figura… scorgiamo il naufrago con alcune persone del 118 nelle vicinanze.
Effettuati i controlli di sicurezza all’interno dell’elicottero entrando in zona di operazioni, opto per un rilascio tramite verricello. Il punto è troppo scosceso e le rocce acuminate non permettono un aviosbarco. L’Aerosoccoritore e il tecnico di elisoccorso del CNSAS sono pronti e vengono verricellati a pochi metri dal paziente. Da subito, tramite radio wireless Polycon, l’Aerosoccoritore ci comunica la situazione di ipotermia del naufrago e che si tratta di un paraplegico. Ci vorrà del tempo per stabilizzarlo sulla barella e il suo stato di infermità non aiuta le complesse procedure di vincolo. Dò uno sguardo al carburante, dobbiamo atterrare. Il residuo carburante, valutando un’attesa di mezz’ora, non ci permette di rimanere in volo. Decidiamo quindi di posizionarsi a 2 miglia a nord del punto in una zona pianeggiante, lasciando entrambi i motori su idle, ogni chilogrammo di JP8 è fondamentale in questo momento. Le comunicazioni sono possibili utilizzando al suolo la potenza fornita all’impianto elettrico anche con i motori al minimo.
Le condizioni del traumatizzato sono gravi, subito l’Aerosoccoritore avanza la richiesta di portarlo all’ospedale più vicino, quello di Trapani. Inizialmente il COA aveva richiesto di rilasciarlo nei pressi della zona di intervento, sempre a Favignana.
Provo a contattare “POGGIO SAR” sulla frequenza di soccorso, ma al suolo la LOS (Line of sight) è preclusa dalla montagna di Favignana. Sono trascorsi ormai 20 minuti, decido di rimettere i motori su Flight mode, si ridecolla, dobbiamo salire. Dopo qualche tentativo riusciamo a parlare con il COA: OKAPPA, autorizzati!
Nel frattempo JOLLY (nominativo degli Aerosoccoritori) ci comunica che sono pronti al recupero! Riusciamo ad imbarcare il traumatizzato tramite l’ausilio della barella, ma c’è anche una carrozzina. A pochi metri dal mare, adagiata per terra c’è anche una carrozzina. Ad una prima incredulità segue subito una lucida richiesta. L’Aerosoccoritore mi chiede se è possibile recuperare la carrozzina. Tramite il verricello si potrebbe far salire e stabilizzarla con la sagola anti rotazione. Quella carrozzina rappresenta, per quel ragazzo, tutto ciò che gli resta e per un attimo penso a quel viaggio della speranza che deve aver intrapreso su un barcone senza poter contare sulle proprie gambe. Non un atto di eroismo, ma semplice umanità. Decido di portarla a bordo, consapevole che per quel ragazzo questo ausilio medico farebbe la differenza, permettendogli, recuperate le forze, di potersi muovere con un minimo di autonomia. Tutto l’equipaggio è d’accordo, e oltre al traumatizzato recuperiamo anche la sua speranza di potersi muovere nuovamente. “E’ a bordo e vincolata”, mi riferisce da dietro l’Operatore di Bordo. in quel preciso istante avverto la commozione di tutto l’equipaggio. Subito dopo recuperiamo anche il nostro Aerosoccoritore e Vincenzo. Direzione ospedale Sant’Antonio di Trapani.
Sbarchiamo la persona paraplegica in barella e lo affidiamo tempestivamente alle cure del personale medico ospedaliero. La missione è perfettamente riuscita! Ridecolliamo per riportare Vincenzo Biancone, anche lui visibilmente provato, al punto iniziale di imbarco. Ci salutiamo con lo sguardo pieno di gratitudine reciproca. E si riatterra a Birgi. De-briefing con il team e si iniziano subito le procedure di sanificazione dell’elicottero e degli ausili di bordo.
La giornata sembrava volgere verso la fine, quando improvvisamente il telefono squilla di nuovo.
E’ la Sala Operativa che ci comunica l’esecutivo della RILB (Rescue India Lima Bravo – seconda missione di soccorso su terra). E’ ancora una missione di soccorso, in una zona impervia nei pressi di San Vito Lo Capo, precisamente all’interno della Riserva Naturale Orientata dello Zingaro. Con l’equipaggio di allarme ci si vede in Sala Equipaggiamenti e iniziamo il briefing premissione, i dati riguardano una persona di circa sessant’anni di sesso femminile, che è svenuta ripetutamente durante il sentiero. Si sospetta un problema cardio circolatorio. L’elicottero è rifornito a 1000 kg, l’intervento è coadiuvato da ben 2 tecnici di elisoccorso del Soccorso Alpino e Speleologico: il veterano Vincenzo Biancone, che non ha fatto nemmeno in tempo a rientrare a casa dal precedente soccorso, e Ciro Battaglia un tecnico di ottimo livello. Il Task ci ordina di prelevarli dal medesimo RVZ (Rendez Vous – posto di recupero) della precedente missione, il campo sportivo di Castellamare del Golfo. Anche all’interno della formazione del nostro equipaggio è stato fatto qualche cambiamento. Ho fatto aggiungere il 1Lgt G. Josef, operatore di Bordo di vastissima esperienza e profondo conoscitore di tutti i sistemi di bordo, in particolare del sistema ad infrarossi Wescam e di altri ausili indispensabili per la ricerca di un disperso. Sarà lui nella postazione della Consolle di bordo.
Si aggiunge il PM D. Rocco, al posto del 1Lgt O. Giuseppe esausto dal precedente intervento. Conoscere i propri limiti è una delle valutazioni più complesse all’interno di una operazione di soccorso. L’esperienza e la saggezza dell’equipaggio sono l’elemento vincente in queste operazioni spesso al limite delle possibilità. Si decolla rapidamente, muniti anche di NVG (Night Vision Goggles), perché a breve sarà buio e sarà ancora più complesso trovare una persona in un terreno così impervio. Ci si dirige, una volta imbarcati i tecnici al RVZ, in zona di operazioni. I pesi sono anche qui al limite, il bilanciamento dell’elicottero è stato fatto alla perfezione. Nel costone della montagna, a strapiombo sul mare, riusciamo a trovare la signora grazie agli NVG. Carrello esteso, controlli rieseguiti e ci si accinge a calare con il verricello i 2 tecnici CNSAS e il nostro ARS (Aerosoccoritore) che è sempre il 1LGT D..
Subito scendono i tecnici con la barella al seguito, la signora è cosciente. Bisogna portarla immediatamente all’ospedale più vicino, quello di Trapani. Rapidamente l’Ars e i tecnici CNSAS vincolano la signora sulla barella, è notte e la luna riflette sul mare a specchio. Questa volta decido di lasciare il compito di effettuare la barella di recupero al secondo pilota, Ten. Masnada Alessandro. Non ho dubbi sulla sua capacità e sulla sua preparazione e ha una visuale migliore sul terreno.
“Jedi (nostro nominativo operativo dell’82° Centro CSAR) qui Jolly, pronti al recupero”, in pochi secondi la barella sale a bordo. Il terreno è impervio e non permette la rotazione della barella al suolo, così la stessa sale con la testa verso il mare.. con maestria i tecnici CNSAS, che tengono la sagola anti rotazione, la barella viene girata nel vuoto, con una trazione della cima della sagola per permettere l’entrata con la testa rivolta all’interno dell’elicottero. Ultimi due verricelli e tutti vengono recuperati. Ci si dirige di corsa verso l’ospedale di Trapani. All’arrivo l’ambulanza è già nella piazzola. La paziente di nazionalità polacca è affidata alle cure del personale medico dell’ospedale.
“2 soccorsi nella stessa giornata non si vedevano da fine anni ‘80”, dice un medico del 118 rivolto al nostro personale. Effettivamente la giornata del 18 ottobre 2021 rimarrà nella storia dei soccorsi del 15°Stormo e dell’82° Centro CSAR, oltre che nel cuore di tutti quelli che ne hanno fatto parte.
Mammajut!!! “
E scrivono anche i
Ten. Alessandro M., Secondo pilota:
“Arrivato al lavoro, do subito un’occhiata alle condizioni meteo della giornata: “buone condizioni metereologiche” dicono i bollettini che subito fanno pensare ad una giornata tranquilla. Statisticamente la maggior parte degli interventi a cui l’82° Centro CSAR è stato chiamato ad intervenire sono stati effettuati in condizioni metereologiche poco permissive e spesso di notte… Sono in turnazione dal marzo 2017 ma con la “sfortuna” di avere all’attivo solo qualche missione di ricerca e un solo salvataggio accaduto per l’appunto giusto un mese prima. Capite quindi l’emozione di quando, intorno alle ore 9, arriva la chiamata che avverte di una probabile operazione di soccorso congiunta col CNSAS. Tutto però avviene con la serenità necessaria al fine della buona riuscita dell’operazione stessa. Ricevute le essenziali informazioni presso la locale sala operativa con il C.E., ci ritroviamo a vestirci degli equipaggiamenti del mestiere con il resto dell’equipaggio per un rapido ma completo briefing prevolo e, in un men che non si dica, ci troviamo già in volo per la missione Rescue – ILA. Mentre torniamo a Castellammare per rilasciare il tecnico di elisoccorso del CNSAS ripenso al fatto che dopo decine, forse centinaia, di recuperi addestrativi con la barella quella era la prima volta che vedevo una persona vera (al posto del manichino) legata al suo interno..
“Nel tardo pomeriggio avviene quello che mai avrei potuto immaginare… Arriva la chiamata per un secondo intervento nella stessa giornata! Stessa probabilità probabilmente di vincere alla lotteria.”
“Basta uno sguardo per scambiare un segno di gratitudine e soddisfazione per un altro intervento congiunto. Non so perché, ma al termine del secondo intervento non abbiamo detto “a presto” ai tecnici di elisoccorso del CNSAS. Forse eravamo consapevoli che per quel giorno potava bastare così”.
1° Lgt Giuseppe O., 1° Lgt Josef G., PM Rocco D. – Operatori di Bordo:
“Lo scorso 18 ottobre mi è sembrato di ritornare a trent’anni fa quando, ancora giovane davo anima e corpo senza mai guardare il tempo a quella che per me era una ragione di vita: il soccorso di vite umane. Siamo stati chiamati, prima a recuperare un naufrago su uno scoglio, poi a prendere una signora allo Zingaro.
Rispetto a tanti anni fa, abbiamo la fortuna di avere una macchina nuova, che ci fornisce, grazie alla sua rinnovata tecnologia, degli ausili che una volta non avevamo.
Quando abbiamo studiato per l’utilizzo di tale tecnologia, sembrava quasi inutile… ma il 18 sera abbiamo visto come questa sia diventata di fondamentale ausilio a quella che è l’attività più bella per la nostra collettività: il soccorso di persone in pericolo di vita.
L’equipaggio formato da 5 unità sembrava un unico corpo concentrato a raggiungere un obbiettivo: trovare e recuperare i feriti.
Ripensandoci alla fine tutto è sembrato semplice e rapido ma sicuramente solo grazie alla nostra esperienza e volontà, quella che è un’attività pericolosa è diventata la soddisfazione di concludere una giornata con un nuovo ricordo e con un grazie che trapelava dagli occhi dei due recuperati.
Quando mi chiedono che cosa fai, io rispondo orgoglioso: salvo vite.”
1° Lgt Antonio D., Aerosoccoritore:
“Ho chiesto di che tipo di soccorso si trattasse… “in mare o su terra?” Sapere in quale elemento saremo impiegati ci aiuta a prepararsi con un setting mentale e di equipaggiamenti adeguati all’esigenza… “Si dovrebbe trattare di un politraumatizzato grave su una scogliera a Favignana inaccessibile da terra”. Poche informazioni ma sufficienti per iniziare a fare delle valutazioni sul da farsi…”
“L’aspetto del mio lavoro che mi ha sempre affascinato è proprio questo… l’imprevedibilità! Prepararsi per un’attività ma essere pronti a rimodulare tutto per esigenze contingenti non pianificate.
Essere pronti sempre!! Operare in mare o su terra, di giorno o di notte indifferentemente… questo ci rende unici!!”
Vincenzo BIANCONE, Ciro BATTAGLIA – Tecnici di elisoccorso del CNSAS:
“Ancora una volta fai e rifai i controlli sulla chiusura del ragno e delle fibbie della barella, ricontrolli in dettaglio la posizione di ogni moschettone, la disposizione dell’omino, controlli il sagolino antirotazione. Abbiamo allestito tutto, io ed Antonio, aerosoccorritore dell’82° CSAR dell’Aeronautica Militare e carissimo amico, con gesti automatici, frutto di migliaia di ore di addestramento ed ora tutto deve essere perfetto e sicuro. Pronti all’imbarco sull’elicottero, e questa volta nella stessa giornata sono state due le fruttuose collaborazioni con l’82° C.S.A.R dell’Aeronautica Militare di stanza a Trapani Birgi. Lunedì, inizio settimana di metà ottobre, notoriamente giornata di tranquillità, poiché le due giornate a maggior rischio sono il sabato e la domenica, ma questo lunedì 18 ottobre 2021 sarebbe stato un giorno assolutamente speciale, il giorno di “quelli del doppio soccorso”. Ore 09,00, squilla il telefono dedicato alle emergenze, superato il momento di incredulità dovuto all’ora ed al giorno, mi ritrovo a correre verso il punto di incontro con un elicottero dell’Aeronautica Militare, il target è sull’isola di Favignana, la Centrale Operativa 118 Palermo-Trapani ha assegnato al Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) la missione di soccorrere un migrante paraplegico, sbarcato nottetempo sull’isola di Favignana ed abbandonato dai compagni sugli scogli. La vestizione in attesa dell’arrivo dell’elicottero, gesti scontati fatti infinite volte, ma ogni volta da attenzionare più della volta precedente, affinchè nulla sia dato per scontato, arriva l’elicottero, trasferimento e pianificazione della missione di soccorso e siamo sul target. Rilascio sulla scogliera mediante verricello. Il migrante immobile, paralizzato, in stato di ipotermia, sdraiato sugli scogli acuminati da oltre una decina di ore. Ne cerco il viso e finalmente vedo per la prima volta qualcosa che si muove in quel corpo inanimato, gli occhi. Cerco attraverso gli occhi notizie sul suo stato di salute. E’ forte, resiste, ora cerchiamo di toglierlo velocemente dalla scogliera e portiamolo in ospedale. Recuperiamo per prima la carrozzella anch’essa abbandonata sugli scogli e poi è l’ora del migrante. La barella si stacca da terra ed entra nell’ambiente protetto della cellula dell’elicottero. E’ fatta. Anche questa volta, quasi quaranta anni di formazione ed addestramento quotidiano, un rapporto di collaborazione più che consolidato con gli uomini dell’82° CSAR di Birgi ed il fruttuoso affiatamento con gli stessi, ha consentito di salvare la vita ad un essere umano e di dargli la possibilità di avere una nuova chance. Decolliamo dall’elisuperfice dell’ospedale di Trapani visibilmente soddisfatti dalla missione appena conclusa, debriefing in volo, complimenti reciproci, ma mai di routine, e ci lasciamo con un appuntamento per la prossima missione, magari tra qualche settimana, ignari che il destino ci avrebbe fatto incontrare nuovamente alcune ore dopo, per una ulteriore missione. Neanche il tempo di spogliarmi dai panni di Tecnico di Elisoccorso del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico e tornare al consueto lavoro quotidiano, che mi ritrovo nuovamente a correre verso un nuovo incontro con il medesimo elicottero ed il medesimo equipaggio. Tardo pomeriggio autunnale dello stesso lunedì, questa volta la Centrale Operativa 118 ci ha assegnato la missione di soccorso a favore di una donna che ha perso ripetutamente conoscenza all’interno della Riserva Naturale Zingaro, teatro annuale di decine di interventi di soccorso con e senza elicottero. Neanche il tempo di imbarcarci e pianificare la missione che già, quasi al buio, stiamo cercando di individuare la donna lungo il sentiero costiero. Pochi secondi ed avviene l’avvistamento, circuito, apertura portellone ed io ed il collega tecnico di elisoccorso del CNSAS Ciro Battaglia, siamo appesi al cavo del verricello per essere lasciati con precisione millimetrica accanto alla donna da soccorrere. Ciro verifica lo stato di salute dell’infortunata, io ed Antonio prepariamo la barella, vi adagiamo la donna, ripetiamo i passaggi già visti stamane a Favignana, comunicazioni radio con l’Elicottero. Elicottero sulla verticale, è buio, ma ci muoviamo ed operiamo come se fosse giorno, rotazione del braccio, primo e secondo comando, il cavo del verricello va in tiro e poco dopo la barella è davanti alla porta, rotazione della barella e la faccio entrare dentro l’elicottero, recuperiamo Antonio e Ciro e ci si porta verso l’elisuperfice dell’ospedale di Trapani. Sposto la protezione viso in tessuto nero traforato della barella vi trovo un paio di occhi gioiosi e pieni di gratitudine della donna soccorsa, al mio pollice alzato riscontra con un cenno degli occhi che dice più delle parole. Atterriamo in Ospedale, decolliamo nuovamente, debriefing e siamo nuovamente alle macchine, in viaggio verso casa. Infinite emozioni in questa particolare giornata caratterizzata dagli occhi; occhi che si muovono grati nel migrante, unico elemento di vita in un corpo inanimato, occhi pieni di gratitudine in una donna polacca rapidamente trasferita da un ambiente impervio ed ostile ad un ambiente ospedaliero. Questa è la ricompensa che oggi abbiamo avuto dalla vita. Grazie.”
Non vi è null’altro da aggiungere: la Redazione ringrazia l’82° Centro CSAR di Trapani per l’emozione che ci è stata data nel seguire – leggendo – l’attività di uomini che per mestiere… salvano vite.
MAMMAJUT
Bravissimi…………… e non nascondo una punta di invidia. Mi andrebbe ancora, eccome, partecipare ad una missione di soccorso con queste nuove macchine.
Bravissimi. Quale ex Comandante dell’82° sono fieramente orgoglioso di voi e per un attimo mi avete riportato indietro a oltre 30 anni fa quando fare due o tre interventi in un solo giorno non accadeva di rado personalmente un Trapani, Lampedusa, Palermo, Trapani e subito dopo , il tempo di rifornire un Trapani, Filicudi, Messina , Trapani. Bravi per quello che fate e per come ce lo avete narrato. Viva l’82° e MAMMAJUT Sempre!!!!!