ACCIDENT EXPRESS N° 7

di Antonio Toscano

Si era già presentata l’esigenza dei recuperi notturni in mare ed avevo sempre mostrato una qual certa resistenza, perché sempre un convinto fautore che di notte bisogna operare in due.
L’equipaggio della routine dell’allarme SAR era sempre composto da un solo aerosoccorritore e, molte volte, era stata sollecitata la presenza di una “spalla”, vuoi per ragione di sicurezza, vuoi perché il mare di notte non è sempre così clemente.
Immaginate i problemi che può creare una simile richiesta, già ci sopportavano a fatica, chiedere di essere in due, significava avere un organico raddoppiato!!!

Problemi di organico, problemi di fondi, problemi di numero, problemi di disponibilità, problemi…te la devi cavare da solo, sic et simpliciter!!!
Al CASE, Centro Addestramento e Standardizzazione Equipaggi presso il quale svolgevo il mio incarico, venne girata la richiesta di un aerosoccorritore per una qualifica di pronto impiego SAR su AB.212.

La missione prevedeva una ricerca in mare con successivo recupero notturno. Zona di lavoro: il mare prospiciente Furbara. Durata della missione 120’.
Furbara garantisce assistenza in mare con pilotina di soccorso e sommozzatore d’appoggio: si può fare.
Decollo previsto: ore 21 dopo briefing del capo equipaggio.
Descrizione dell’intervento: arrivo in zona, segnalazione a mezzo di tre fumate di soccorso, discesa in acqua dell’ARS che si avvicina al battellino monoposto dove ha preso posto il survivor di Furbara, recupero degli uomini in acqua con doppia braga verricellabile; rilascio a terra del SMZ messo a disposizione da Furbara, rientro con procedura strumentale – Urbe 3000 e successivo ILS.

Scendere di quota con un elicottero sul mare di notte è una manovra che richiede una notevole perizia, anche se gli strumenti danno precise ed attendibili indicazioni e le tre fumate costituiscono un valido aiuto nella procedura di avvicinamento.Il pilota deve valutare con attenzione ogni parametro, dalla potenza disponibile, alla velocità di discesa, al sentiero che imposta, le diverse quote sulla prima, seconda e terza fumata.

Stabilizzato l’elicottero sul punto di lavoro, che è nelle immediate vicinanze della terza fumata, viene lanciato l’ARS oppure calato col verricello, ed il pilota segue le indicazioni dello specialista che opera al verricello.

Una volta imbragato il naufrago, il verricellista lo traina sotto la sua verticale e poi lentamente lo issa fino ad assicurarsi che l’uomo sia dentro, descrivendo ogni suo gesto in modo che il pilota possa raffiguarsi quello che succede, istante per istante:
avanti qualche metro, indietro, a destra, fermo così, imbragato, lo tiro su, viene su, è alla porta, uomo dentro, porta chiusa…

Questo è, grossomodo, quello che il verricellista dice perché il pilota possa associare ogni movimento della macchina a quello che è necessario fare.

In questa manovra tutti i sensi del pilota sono allertati, perché sa di essere massimamente vulnerabile; nel caso di un calo di potenza si può finire in acqua.
Questa prospettiva è decisamente stampata col marchio indelebile del fuoco addestrativo, infatti viene ripetuta centinaia di volte, su terra ed in mare, di giorno e di notte, prima di affrontare il ruolo operativo di pronto impiego SAR.
La notte degli esami. Decollo da Ciampino, uscita secondo la rotta VFR da Torrenova a 1500 ft.
Dopo 20’ Furbara è in vista e si prendono i contatti radio con la pilotina su apposito canale HF.
La pilotina informa che il battellino è in mare con uomo a bordo.
Inizio della ricerca e lancio delle tre fumate ad intervalli regolari; vicino alla terza si scorge, sotto le luci dell’AB212, un battellino di soccorso con una persona a bordo.
La pilotina resta a distanza di sicurezza di 500 mt.
Avvicinamento, porta aperta sulla prima fumata, verricello con ARS pronto sulla seconda; elicottero stabilizzato sulla terza fumata…avanti, avanti, e verricellista che fila il cavo al quale è imbragato l’ARS.

Sono fuori dall’elicottero ed appeso al verricello; muta, pinne e maschera che mi protegge gli occhi dalla polverizzazione dell’acqua. Scendo in acqua calato con dolcezza dallo specialista, mi stacco e nuoto verso il battellino, come da procedura concordata, mentre l’elicottero vira per un secondo passaggio che servirà per il recupero del naufrago in doppia braga.
L’AB212 si avvicina. Porta aperta, luci accese e cavo che s’avvicina con precisione.

Imbrago il naufrago ed aggancio la mia imbragatura all’uncino del verricello.
Faccio segno ed il verricellista comincia il recupero.
Prima veniamo trainati per circa 3.4 mt ed una volta sotto la verticale, iniziamo a risalire verso l’elicottero.

Il mio compagno-naufrago è un giovane che ha già esperienza di volo, per aver svolto il ruolo di ARS presso l’82° di Trapani.
Quando siamo risaliti a circa 10 mt. dal pattino dell’AB, veniamo strattonati con violenza verso l’alto, come se la macchina volesse prendere quota velocemente.

Oscilliamo paurosamente verso l’altra metà della visuale, poi ancora alla nostra destra, poi di nuovo in alto e rapidamente in basso.
Vedo con chiarezza che stiamo per essere spediti in acqua con pericolosa velocità: il mio urlo sovrasta il rumore e la paura: “staccati presto!!!”

Ci sganciamo entrambi e mi tolgo la maschera per evitare il peggio, in una frazione di secondi, ma il naufrago riceve il peso del verricello addosso…siamo in acqua

La pilotina che si era tenuta a distanza di sicurezza, vede la scena con terrore e si allontana ancora più per non essere a sua volta, coinvolta. Dal suo interno, gli uomini vedono la pericolosa manovra e prudentemente si tengono a distanza.

L’elicottero volteggia ancora sopra di noi, ma non riesce nel suo intento di vedere il nostro punto di caduta; dall’acqua si vedono le luci di ricerca e l’AB212 che non riesce più a trovarci.

Avevo preso una strobe light da uno dei giubbetti d’emergenza, forse per timore, forse per esperienza, forse perché mille e mille volte, mi hanno ripetuto nella mia formazione che in mare di notte basta poco per perdersi.
Accendo la strobe e subito si avvicina il battello di soccorso.
Mi accerto delle condizioni del mio giovane compagno che lamentava una “botta tremenda al braccio destro”; lo rassicuro e lo trascino nei pressi del battello, mentre ora l’elicottero volteggia sopra di noi.

Veniamo recuperati e con la radio di bordo, il marinaio comunica il nostro stato di salute.
Raggiungiamo l’imbarcadero di Furbara, mentre l’elicottero atterra alla piazzola.

Credo di avere un leggero stato di shock, mentre il mio “naufrago” si tiene il braccio destro dolorante. Lo aiuto a togliere la muta e mi accerto che non abbia nulla di rotto, per riportare le sue condizione al capo missione.

Mentre un pulmino ci porta all’elicottero, mi accorgo di non riuscire a riflettere, mi tremano le mani ed ho una sete improvvisa.

Nel frattempo che il mio giovane compagno d’avventura viene condotto in infermeria, cerco di riordinare le idee ed ancora bagnato di sudore che mi cola lungo la schiena e con l’umido della muta, cerco di ritrovare un momento di calma per cambiarmi e parlare con il capo equipaggio, ma la sete mi tormenta ancora e scolo un’intera bottiglia d’acqua che provvidenzialmente mi hanno fornito quelli di Furbara.

Il pilota che conduceva materialmente il recupero dice di aver sentito il motore di sinistra che impennava i propri giri; dice tante altre cose che non riesco a capire e suggerisco di rientrare in base e riflettere sull’accaduto a mente fredda.

Voliamo così verso casa, verso una doccia calda dopo l’accaduto.
Anche questa volta devo constatare che quello che avevo sempre propugnato non è senza fondamento: di notte non si fanno recuperi in acqua da soli.

Gli ARS devono essere forniti proditoriamente e bisogna sempre accertarsi che abbiano addosso le fumate d’emergenza, o meglio la Strobe Light.

L’addestramento al recupero notturno in acqua deve avvenire poco distante dalla costa, con due ARS e nelle immediate vicinanze deve sempre esserci un battello di sicurezza.

Meditate gente……………meditate.
Di notte è tutto diverso, meglio tenerlo presente sempre.
Flight in the night is different; in the night time flight is difficult for all, understand?
La nuit c’est la nuit.
Per mmare e nott, non ci stann tavern…capisce a me!!! Fiuuu, firifiuuu…

Mammajiut

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